AGI - Giornata complicata e in rosso per i mercati mondiali, alle prese con le decisioni di politica monetaria da parte di diverse banche centrali, a cominciare dalla Fed ieri, mentre il dollaro è rimasto su livelli record costringendo l'intervento del governo giapponese per sostenere lo yen in caduta libera. Dopo un avvio debole, Wall Street ha ampliato i cali: a circa metà seduta il Nasdaq perde l'1,16%, l'S&P500 lo 0,65% e il Dow Jones lo 0,14%. In forte calo anche gli indici europei, dopo il rimbalzo di ieri: Francoforte ha chiuso a -1,84%, Londra a -1,08%, Parigi a -1,87% e Milano ha perso l'1,07%.
La Fed ha alzato il suo tasso di riferimento principale di 0,75 punti percentuali, come a giugno e luglio, portandolo a un intervallo compreso tra il 3% e il 3,25%, contro un livello appena sopra lo 0% all'inizio dell'anno. Gli investitori non sono stati sorpresi da questa stretta, ma dalla linea dura adottata dalla Fed nelle sue nuove proiezioni sull'evoluzione dei tassi, che potrebbero salire oltre il 4,5% e non scendere prima del 2024. Il presidente Jerome Powell ha ribadito che la Federal Reserve combatterà l'inflazione anche a costo di rallentare l'economia. Sul mercato obbligazionario, i tassi di interesse governativi sono aumentati notevolmente.
Il rendimento del Treasury a 10 anni è salito al 3,68% (contro il 3,53% di mercoledì in chiusura), quello tedesco all'1,97% e quello francese al 2,51%. Dopo l'ennesima posizione da 'falco' di Powell "il mercato è più preoccupato per la Fed e le altre banche centrali che spingono l'economia in recessione", ha commentato Karl Haeling di Lbbw Bank.
Perchè oltre alla Fed, anche la banca centrale svizzera ha alzato di 0,75 punti percentuali il tasso principale. E gli istituti centrali di Inghilterra, Norvegia e Indonesia di 0,50 punti percentuali. "Questo mette sotto pressione anche la Banca centrale europea - ha sottolineato Benjamin Melman, direttore degli investimenti di Edmond de Rothschild Asset Management - nonostante l'inversione di politica monetaria annunciata ad agosto, l'euro non è in grado di salire rispetto al dollaro" e rimane al di sotto della parità col biglietto verde.
Sul mercato dei cambi, il dollaro ha raggiunto nuovi massimi contro le altre principali valute. L'euro si è stabilizzato a 0,9837 dollari e la sterlina a 1,1272 dollari. Dopo aver raggiunto il picco di 145,899 yen, il dollaro è sceso a 142,05 yen (-1,40%), poichè il ministero delle finanze giapponese ha affermato di essere intervenuto sul mercato a sostegno dello yen, il primo intervento di questo tipo dal 1998.
Lo yen è in calo dall'inizio dell'anno, in particolare a causa della politica della Bank of Japan (BoJ), che non ha inasprito i tassi a differenza degli Stati Uniti. Oggi la Boj ha nuovamente mantenuto la sua politica monetaria ultra accomodante, ritenendo che non ci fossero ancora le condizioni per una stretta, con l'inflazione solo del 2,8% in un anno in Giappone.
Da parte sua, sempre oggi, la banca centrale turca ha abbassato per il secondo mese consecutivo il suo tasso di interesse principale, dal 13% al 12%, con la lira turca che ha raggiunto allo stesso tempo il suo livello più basso storico nei confronti del dollaro. Sul fronte energetico, i prezzi del petrolio sono in rialzo, sostenuti dal timore di un'escalation della guerra in Ucraina. Un barile di Wti americano con consegna a novembre guadagna l'1% a 83,77 dollari e un barile di Brent dal Mare del Nord con consegna lo stesso mese lo 0,78% a 90,55 dollari. Lievemente in calo il prezzo del gas naturale europeo, che all'hub di riferimento Ttf è stato sceso in chiusura a 188 euro per megawattora (-0,93%).