AGI - Il G7 dei ministri delle Finanze annuncia l'accordo per imporre un price cap sul petrolio russo per calmierare la corsa dei prezzi delle materie prime. Poche ore dopo Gazprom fa sapere che nel corso dei lavori di manutenzione programmata del Nord Stream, che sulla carta doveva riprendere l'attività sabato mattina, è stato trovato un nuovo guasto che impedisce di riattivare il flusso di gas dalla Russia verso l'Europa.
Si profila così un muro contro muro tra Paesi del G7, Ue e Russia sulle forniture di gas e petrolio. Sullo sfondo in conflitto in Ucraina, con l'invasione delle truppe di Mosca in corso da oltre 6 mesi.
Uno scontro che potrebbe portare allo stop delle forniture di gas russo dirette verso l'Europa, con l'inverno alle porte, ed il rischio concreto di una interruzione delle produzione per le aziende più energivore. I passi che hanno scandito la giornata.
Il G7, al termine di una riunione virtuale, ha comunicato che attuerà "urgentemente" un tetto al prezzo del petrolio russo e che incoraggia una "ampia coalizione" di Paesi a partecipare all'iniziativa, volta a limitare la capacità di Mosca di finanziare la sua invasione dell'Ucraina.
"Il price cap sarà fissato a un livello basato su una serie di dati tecnici e sarà deciso dall'intera coalizione prima della sua attuazione", scrivono i sette Grandi nella dichiarazione finale, assicurando che i prezzi futuri saranno "comunicati pubblicamente in modo chiaro e in modo trasparente".
La segretaria al Tesoro statunitense, Janet Yellen, ha sottolineato subito che il tetto è potente strumento contro l'inflazione. Trascorrono un paio di ore e via Telegram arriva la comunicazione tecnica di Gazprom.
Il colosso energetico russo informa che durante i lavori di manutenzione sull'unità di compressione del gas della stazione di Portovaya, eseguiti insieme ai rappresentanti della Siemens, "è stata rilevata una perdita d'olio con una miscela di mastice sigillante ai connnettori dei sei sensori di velocità del rotore di bassa e media pressione".
Ma soprattutto, Gazprom fa presente che "fino a quando non saranno eliminati i problemi sul funzionamento delle apparecchiature "il trasporto del gas al gasdotto Nord Stream è stato completamente interrotto".
Da sabato, dunque, salvo sorprese, niente riavvio del flusso verso l'Europa. Una dinamica che materializza i sospetti di uno stop alle forniture che si erano fatti largo tra gli analisti già nelle scorse settimane, quando erano stati annunciati i lavori di manutenzione.
Con la comunicazione che aveva fatto schizzare il prezzo del gas al Ttf di Amsterdam fino a 349 euro al megawatt. Un anno fa i contratti venivano scambiati a poco più di 25 euro al MWh. Oggi invece la settimana di contrattazioni al Ttf si è chiusa con il gas a 212 euro, in calo del 12%.
La Russia da settimane parla di problemi nelle riparazioni alle turbine del gasdotto per la difficoltà di reperire i pezzi a causa delle sanzioni economiche imposte dall'Ue a Mosca dopo l'invasione dell'Ucraina. I Paesi europei da parte loro intravedono ritorsioni per le sanzioni.
Capital Economics, poche conseguenze per Russia da stop Ue
La Russia può permettersi di chiudere i rubinetti del gas all'Europa per un anno con poche conseguenze per il proprio bilancio pubblico. È la tesi dell'analista di Capital Economics, Liam Peach, pubblicata da Bloomberg News.
Il conto economico russo è abbastanza forte da consentire a Mosca di mantenere le spedizioni di gas al 20% rispetto alla normalità per almeno tre anni, si legge nella nota. La Russia potrebbe gestire il taglio completo del gas per "poco più di un anno senza conseguenze negative per la sua economia", sostiene Peach.
"L'impennata dei prezzi del gas sta compensando il calo dei volumi: il prezzo del gas russo in Europa quest'anno è in media sette volte superiore ai livelli del 2016-2019. I ricavi delle esportazioni di gas sono stati di 25 miliardi di dollari al trimestre nei primi sei mesi del 2022 e potrebbero rimanere a quel livello anche se la Russia mantenesse i flussi verso l'Europa al 20% rispetto ai livelli normali.
La Russia potrebbe ridurre le esportazioni di gas verso l'Europa del 10% rispetto ai livelli normali e continuare a guadagnare circa 20 miliardi di dollari al trimestre se i prezzi rimarranno elevati", spiega l'analista.
Il calo dell'export, aggiunge Peach, "avrebbe un impatto fiscale modesto; tagliandolo a zero per 12 mesi Mosca ridurrebbe le entrate di bilancio dello 0,3% del Pil all'anno. Inoltre, le vendite di petrolio a circa 80 dollari al barile ad acquirenti non Ue manterrebbero l'avanzo delle partite correnti al di sopra del 5% del Pil fino al 2025".
(Articolo aggiornato alle ore 20:17)