AGI - I mercati scommettono su aumenti dei tassi più graduali e si rafforzano, pur restando incerti e volatili. La nuova contrazione del Pil statunitense nel secondo trimestre, la seconda consecutiva, che dunque significa recessione tecnica per gli Usa, non spaventa Wall Street che ha chiuso in rialzo e anche i future della Borsa americana avanzano, mentre i listini asiatici sono deboli e i future europei sono in lieve calo.
Nel secondo trimestre l'attività economica a stelle e strisce si è contratta dello 0,9% su base annualizzata, dopo il -1,6% segnato in inverno. Tuttavia gli investitori non appaiono particolarmente spaventati da questi dati e parlano di recessione temporanea, anche se molti prevedono che il prossimo anno potrebbe arrivare una recessione più seria.
Anche le trimestrali incoraggiano gli operatori, comprese quelle di due big come Amazon e Apple i cui titoli nel post market salgono rispettivamente fino al 15% e di quasi il 5%, dopo che i due gruppi si sono dimostrati abbastanza ottimisti per i prossimi mesi, annunciando risultati che, pur mostrando segnali di rallentamento, archiviano il periodo aprile-giugno sopra le attese.
Più in generale a prevalere sui mercati è l'auspicio che il nuovo quadro macro possa spingere la Fed a frenare le sue strette monetarie, già da settembre. Soprattutto se il raffreddamento dell'economia comincerà a impattare e la corsa dell'inflazione a perdere un po' di smalto. Per dirla con le parole della segretaria al Tesoro, Janet Yellen: "Per la maggior parte degli americani la definizione di recessione include una perdita sostanziale di occupazione e licenziamenti di massa, aziende che chiudono, attività del settore privato che rallentano considerevolmente, bilanci delle famiglie sotto un immenso stress, un vasto e diffuso indebolimento della nostra economica: questo non è ciò che stiamo vedendo ora". Sulla recessione Usa, anche il presidente Joe Biden minimizza: "Siamo sulla strada giusta. Non è una sorpresa che l'economia rallenti".
E, per quanto i mercati in questa fase non sembrano ascoltarlo più di tanto, sulla recessione concordano e non si mostrano preoccupati, tanto più dopo le parole di mercoledì scorso del presidente Jay Powell, che ha mantenuto un orientamento cauto sulle dimensioni del prossimo aumento dei tassi Usa, accennando anche alla possibilità che "a un certo punto", sarà opportuno rallentare, affermazioni che alle orecchie dei mercati sono suonate come musica.
Preoccupa la Cina, ancora alle prese coi lockdown e i focolai di Covid. Tra l'altro le autorità di Pechino non hanno menzionato l'obiettivo di crescita del Pil per fine anno dopo una riunione di alto livello del Partito comunista, limitandosi a dire che che si sforzeranno di raggiungere i migliori risultati possibili.
Bene invece i future a Wall Street, in particolare quelli sul Nasdaq, sulla scia dell'accresciuta propensione al rischio dei mercati, confermata anche dalla discesa del dollaro, sceso a un minimo da sei settimane contro lo yen, sotto quota 135.
Giù anche i rendimenti dei Treasury, per l'aspettativa che la Fed rialzi i tassi in modo meno aggressivo del previsto, con il due anni che scende al 2,86%, mentre il 10 anni arretra al 2,67%, mantenendo quindi l'inversione della curva dei rendimenti.
In Europa i future sull'EuroStoxx 50 dono deboli, dopo una chiusura contrastata, con Milano, maglia rosa, che è balzata a +2,1%, grazie a delle trimestrali particolarmente buone. Per il resto bene Francoforte e Parigi e in rosso Madrid e Londra. Anche lo spread scende leggermente a 242 punti, dopo che ieri era salito oltre quota 250, sulla scia della decisione di S&P Global Ratings di tagliare a 'stabile' da 'positivo' l'outlook sul debito italiano.
Il prezzo del petrolio è in rialzo, in attesa della prossima riunione dell'Opec+. Il Wti avanza verso i 99 dollari e il Brent sopra quota 107 dollari, per le restrizioni negli approvvigionamenti. Oggi c'è attesa per i dati di inflazione e Pil dell'area euro, oltre che di diversi Paesi europei, tra cui Italia e Francia. Inoltre dagli Usa arrivano i dati sulla fiducia dei consumatori e le trimestrali di ExxonMobil e Chevron, dopo che ieri Shall ha quintuplicato gli utili del secondo trimestre per il boom dei prezzi del petrolio.
Stamane in Giappone la produzione industriale è balzata dell'8,9% congiunturale, al top da 9 anni, e anche le vendite al dettaglio sono salite dell'1,5%.