AGI - “In uno scenario contrassegnato dagli sconvolgimenti geopolitici scatenati dall’aggressione russa in Ucraina e da nuovi timori sulla sicurezza alimentare globale, il biologico in Italia prosegue la sua crescita in superfici investite e numero di operatori coinvolti, ma mostra i primi segnali di cedimento dei consumi, di riflesso alla perdita di potere d’acquisto delle famiglie, aggravata dalla forte spinta inflazionistica degli ultimi mesi”.
È la fotografia del settore e anche la sintesi di un convegno promosso da Ismea, che si è svolto stamane a Roma dal titolo “Appuntamento con il bio: l’agricoltura biologica del futuro”, alla presenza del Sottosegretario alle Politiche Agricole sen. Francesco Battistoni, il quale ha dichiarato: “L’Italia conferma e rafforza il proprio impegno sul biologico, stanziando fondi per la programmazione 2023-2027 della Nuova Pac, per oltre 2 miliardi di euro”.
La crisi preoccupa
Tuttavia la crisi di congiuntura preoccupa. Perché se da un lato è vero che la superficie biologica italiana è aumentata del 4,4% arrivando a sfiorare i 2,2 milioni di ettari a fine 2021, ciò che nei prossimi anni consentirebbe di raggiungere i 2,7 mln di ettari al 2027, per altro ultimo anno della Pac 2023-2027, e quindi anche di raggiungere la quota di 3 mln al 2030, un valore prossimo al target Farm to Fork del 25% di superficie bio il cui obiettivo sarebbe da raggiungere entro la fine del decennio, dall’altro lato è altresì vero che sul fronte della spesa alimentare di prodotti biologici, nel 2021, si è registrata per la prima volta una riduzione degli acquisti.
La riduzione riguarda alimenti e bevande bio, una contrazione che si è per esempio già fatta sentire l’anno scorso. Dai dati Sinab presentati da Ismea in apertura del convegno emerge infatti dopo l’ottima performance del 2020 (+9,5%), sostenuta da una maggiore propensione delle famiglie italiane all’acquisto di alimenti genuini e salutari e dal confinamento domiciliare indotto dal lockdown, lo scorso anno il valore della spesa si è infatti contratto del 4,6%, portandosi a 3,38 miliardi di euro, anche se è rimasta invariata l’incidenza del bio sul totale degli acquisti agroalimentari (3,9%).
In ogni caso, le evidenze sui primi 5 mesi del 2022, limitate ai soli acquisti presso la Gdo, evidenziano “un’ulteriore riduzione dell’1,9% su base annua, peraltro in un contesto di generalizzata crescita dei prezzi” mentre a preoccupare, semmai, “è soprattutto il confronto con l’agroalimentare convenzionale che segna nello stesso periodo un incoraggiante +1,8%”. In estrema sintesi, cresce l’offerta e il ruolo politico-ambientale del bio, ma non cresce il consumo e il valore del mercato, come è stato sottolineato dai promotori del convegno.
Tipologie, zone, produttori
Tra le diverse coltivazioni bio crescono soprattutto le colture permanenti (+3,5% nel complesso), con andamenti diversificati tra le diverse tipologie: si riducono gli agrumeti (arance -17,2% e limoni -0,8%) e rimangono sostanzialmente stabili i meleti bio (-0,4%) e gli oliveti (+0,5%) mentre aumentano i vigneti (+9,2%) e i noccioleti (+12,5%). Crescono anche le superfici investite a cereali (+2,8%) trainate soprattutto dai maggiori investimenti a grano duro e tenero, mentre risultano stabili le colture foraggere (-0,7%) e i prati e pascoli (-0,8%).
Mentre sul fronte dei territori, il quadro nazionale non si presenta affatto omogeneo tra le diverse regioni, tant’ è che in alcuni territori come, ad esempio, Campania (+55%), Toscana (+25%) e Friuli-Venezia Giulia (+23%) le superfici biologiche crescono a ritmi mai visti finora e altri come la Sicilia, pur mantenendo il suo primato, ha perso in un anno più superficie biologica di quanta ne conti l’Abruzzo. Alla base di queste dinamiche molto differenziate, osservano gli analisti, incidono “le diverse scelte operate dalle Regioni relativamente agli impegni agroambientali dei PSR 2014-2020 e in particolare l’uscita di nuovi bandi della Misura 11”.
Meglio, invece, va sul fronte degli operatori: i dati quelli certificati bio indicano infatti una crescita di oltre il 5% rispetto al 2020, grazie ai 4.413 nuovi ingressi nel sistema di certificazione che hanno portato a 86.144 il numero complessivo di produttori, preparatori e importatori biologici. Una conferma alla grande vitalità del comparto nonostante le molte incertezze degli anni di pandemia.
Tra le imprese biologiche, particolare attenzione va riservata anche al settore ittico il cui sviluppo è particolarmente sostenuto dalle politiche europee e più volte richiamato anche nel Piano d’azione europeo per l’agricoltura biologica.
Ma con la scelta del governo di sostenere questo particolare settore con un investimento per oltre 2 miliardi di euro, il sottosegretario al Mipaaf Francesco Battistoni ha sottolineato che ciò rappresenti “un segno tangibile di quanto l’Italia creda nell’agricoltura biologica e di come gli interventi messi in atto, a partire dall’approvazione della legge sul biologico fino al Piano d’Azione Nazionale, rientrino in un quadro organico e complessivo finalizzati alla crescita del settore”.
Tirando le somme, Battistoni ha poi concluso dicendo che “se nei prossimi anni gli incrementi saranno costanti, - prosegue Battistoni - confido che nel 2025 potremmo raggiungere l’obiettivo del 20% di SAU nazionale a coltivazione biologica e arrivare alla soglia del 25% nel 2027, anticipando di 3 anni gli obiettivi contenuti nel Green Deal europeo”. Se il presente insomma è gramo, il futuro lo sembrerebbe di meno.