AGI - Un tetto al prezzo del gas potrebbe aiutare "se ben studiato e architettato" ma "dovrebbe trattarsi di una misura temporanea". Lo afferma l'ad dell'Eni Claudio Descalzi in un intervista al Corrire delle sera, spiegando che cosi' "si permetterebbe di riempire più velocemente gli stoccaggi di gas oltre che calmierare i prezzi".
"A una situazione speculativamente eccezionale - sottolinea - si deve rispondere con misure eccezionali intervenendo a monte dove si realizzano ingiustificati superprofitti. Altrimenti il rischio è distruggere il mercato".
Descalzi fa notare che l'Eni ha investito per sostituire il gas russo e per puntare alla leadership tecnologica: "Ci siamo adoperati per poter dare il nostro contributo alle nostre istituzioni sfruttando al meglio e accelerando la produzione delle ingenti risorse di gas che abbiamo scopero negli ultimi anni, dirottandole verso l'Europa e verso l'Italia. Con una strategia consolidata da decenni" e "tutto questo ci consentirà di sostituire interamente il gas russo nell'inverno 2024-2025".
L'Eni, ha spiegato Descalzi, sta seguendo un percorso "basato sulla leadership tecnologica nella quale ha investito 7 miliardi di euro negli ultimi sei anni, e che punta ad affrontare la transizione energetica non soltando puntando fortemente sulle rinnovabili (con obiettivo di 6GW installati nel 2025 e di 60 GW a fine percorso di decarbonizzazione), ma intervenendo in ogni ambito di decarbonizzazione del sistema, dai settori hard to abate fino alla mobilità sostenibile, anche dove rinnovabili ed elettrigicazione non sono -per tecnologia o efficienza - in grado di arrivare".
"Solo per fare alcuni esempi - prosegue Descalzi - produrremo energia non solo sviluppando le rinnovabili, solare ed eolico, ma con idrogeno verde e blu, bio carburanti nelle bioraffinerie, nonché metanolo e idorgeno dai progetti di valorizzazione dei rifiuti; faremo chimica sostenibile sfruttando i materiali da riciclo e materie prime rinnovabili, e produrremo biometano da processi di upgrading del biogas. Il tutto potendo indirizzare i prodotti decarbonizzati che genereremo verso un vasto parco clienti retail, commerciale e industriale, e relativo alla mobilità sostenibile".
Descalzi ha inoltre precisato che l'Eni vuole avere "rapporti consolidati con le popolazioni al di là della politica del momento"; "Le nostre scoperte di giacimenti in Egitto, Libia, Algeria, Ghana, Nigeria, Congo, Indonesia, sono state condivise. Le risorse rimangono in buona parte dove sono state scoperte. Non solo. Ci siamo preoccupati di fornire infrastrutture e tecnologie per garantire lo sviluppo di quei Paesi. Un solo esempio: in Libia l'80% del gas scoperto resta nel Paese. È un messaggio che l'Europa dovrebbe fare suo pensando soprattutto all'Africa".
"L'Europa - ricorda - è ancora un continente di Stati, è forse il mercato più grande del mondo. Ma non ha risorse proprie. Chi le ha? L'Africa, che è anch'essa un continente fatto di Stati che stanno seguendo in parte la via dell'unione, dell'Europa. Ma non riesce ad avere l'energia necessaria allo sviluppo perché non dispone di infrastruttura e tecnologia. Che l'Europa può darle. Una complementarietà tra due attori che possono tornare ad avere un ruolo nella geopolitica mondiale".
Per Descalzi, "ciò non rallenta la transizione ecologica, se si si investe in modo massiccio nell'innovazione e nello sviluppo tecnologico, nonché nella velocizzazione del time to market sia di tutte quelle tecnologie in grado di generare energia completamente pulita, sia di quelle volte a decarbonizzare le fonti tradizionali, come la cattura e lo stoccaggio della CO2 che comunque necessariamente ci dovranno accompagnare nella transizione verso la completa decarbonizzazione".