AGI - I lockdown imposti per contenere la diffusione della variante Omicron affondano l'economia cinese, in frenata ad aprile, quando le restrizioni imposte per contenere la diffusione del contagio hanno comportato gli stop più gravi all'attività economica.
In rilievo c'è la battuta d'arresto della produzione industriale, che segna una contrazione del 2,9% rispetto all'aprile 2021, e soprattutto il crollo dei consumi: le vendite al dettaglio sono precipitate dell'11,1% ad aprile, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, e segnano per il secondo mese consecutivo una contrazione (a marzo avevano registrato un -3,5%).
A preoccupare sono anche le ricadute sociali: il tasso di disoccupazione nelle aree urbane è salito al 6,1% il mese scorso, sfiorando il record assoluto di febbraio 2020, e in netto aumento rispetto al 5,8% di marzo. Particolarmente allarmante il dato riguardante i giovani tra i 16 e i 24 anni, dove il tasso di disoccupazione raggiunge il 18,2%.
Il risultato deludente è attribuito principalmente a uno scenario internazionale "sempre più fosco e complesso" e al "grande shock" interno dovuto alla pandemia, ma l'Ufficio Nazionale di Statistica ha tentato di dissipare i timori sulla tenuta del sistema, definendo "di breve durata" gli effetti delle misure prese per arginare la diffusione del virus.
"I fondamentali dell'economia rimangono inalterati", ha detto il portavoce, Fu Linghui, e ci sono "molte condizioni favorevoli" per la stabilizzazione dell'economia e per raggiungere gli obiettivi prefissati. La Cina punta a una crescita attorno al 5,5% per il 2022, un obiettivo molto ambizioso per gli analisti: nel primo trimestre dell'anno, la crescita si è attestata al 4,8%, al di sopra delle aspettative, ma il periodo preso in considerazione non includeva le restrizioni più dure.
Ad aprile, la Cina ha dovuto affrontare la più grave ondata di contagi dal 2020, e i lockdown imposti per evitare la diffusione dei casi hanno inciso pesantemente sull'attività economica, in particolare a Shanghai: le restrizioni in vigore nella metropoli finanziaria cinese termineranno con la fine del mese di maggio, ha annunciato oggi il vice sindaco, Zong Ming, ma la cautela è d'obbligo per il rischio di una ripresa del contagio.
L'insistenza di Pechino sulla linea Covid zero ha innervosito gli ambienti industriali e le imprese straniere, diverse delle quali minacciano di ritirare gli investimenti se le restrizioni continueranno anche l'anno prossimo. Per attutire il colpo all'economia provocato dai lockdown, il governo ha deciso "ulteriori misure di soccorso" alle piccole e medie imprese e alle piattaforme di internet.
L'obiettivo, ha spiegato in una nota l'esecutivo guidato dal primo ministro, Li Keqiang, è quello di "stabilizzare l'economia, le catene industriali e di approvvigionamenti" in un frangente in cui le difficoltà "sono aumentate in modo significativo". Sostegno alla crescita è arrivato anche dalla banca centrale, che ha garantito il proprio impegno per l'occupazione, i prezzi e per garantire le forniture di cibo ed energia.
Mentre il resto del mondo riapre, non ci sono segnali, però, di un allentamento alla linea di Covid zero in Cina, ribadita anche dai sette dirigenti del vertice decisionale del Partito Comunista Cinese, il Comitato Permanente del Politiburo, che comprende anche il presidente cinese e segretario del partito, Xi Jinping. Per Pechino è prioritario evitare contagi su larga scala e "vincere la battaglia di Shanghai", ed e' ancora "troppo presto per abbassare la guardia".