AGI - Martedì e mercoledì prossimi la Fed avrà un'equazione difficile da risolvere: quanto alzare i tassi d'interesse chiave quest'anno per controllare l'inflazione senza far precipitare la più grande economia del mondo nella recessione. Il rialzo dovrebbe moderare la domanda e quindi rallentare l'aumento dei prezzi.
A marzo la Federal Reserve aveva avviato un rialzo dei tassi piuttosto cauto (+0,25 punti percentuali), ma è stato il primo dal 2018. Al termine della due giorni, il Comitato di politica monetaria (Fomc), braccio operativo dell'istituto centrale, avallerà questa volta - a meno di una mossa a sorpresa - un aumento di mezzo punto percentuale, per portarli all'interno di un intervallo dello 0,75% all'1%. È stato il presidente Jerome Powell ad annunciare lui stesso che questo aumento sarebbe "sul tavolo".
Parlando a un gruppo di banchieri centrali a margine delle riunioni del Fondo monetario internazionale, Powell ha poi sottolineato che è "assolutamente essenziale" ripristinare la stabilità dei prezzi e aumentare "rapidamente" i tassi in modo che la Fed soddisfi questa prerogativa. Altri membri del board sono stati ancora più espliciti sulla necessità di una politica più aggressiva di fronte all'inflazione in continua accelerazione e al mercato del lavoro teso.
Alcuni, quindi, auspicano che si registrino incrementi simili almeno nella prossima riunione, a giugno. È urgente agire poiché l'inflazione, aggravata dalla guerra russo-ucraina, è ora al livello più alto dall'inizio degli anni '80. L'indice Pce, quello preferito dalla Fed, ha mostrato a marzo un aumento dei prezzi del 6,6% nell'arco di un anno.
Secondo l'altro indice, l'Ipc, calcolato in modo diverso, l'inflazione ha raggiunto il picco dell'8,5%, il ritmo più veloce dal dicembre 1981. Alla riunione le discussioni si prospettano intense, poiché i leader della potente istituzione sono sul filo del rasoio. Infatti, accanto alle pressioni inflazionistiche, alimentate anche dai recenti lockdown in Cina che hanno accentuato i problemi nelle catene di approvvigionamento globali, la crescita sta rallentando in tutto il mondo.
Gli strumenti della Fed sono considerati i più efficaci per moderare la domanda e quindi rallentare l'inflazione. Oltre ai tassi di interesse, la Fed dovrebbe iniziare a ridurre il proprio bilancio, un altro passo importante verso la normalizzazione.
La sfida è calmare la domanda senza bloccarla, perché i consumi restano il motore principale della crescita statunitense. Il prodotto interno lordo degli Stati Uniti si è contratto dell'1,4% nel primo trimestre. Non abbastanza per cambiare il corso della Fed, tuttavia ritiene Gregory Daco, capo economista di EY Parthenon, osservando che il dato riflette una domanda interna molto forte.
"Gli americani viaggiano, anche se i biglietti aerei sono costosi, vanno al cinema e a teatro, i ristoranti sono pieni", ha detto. Come molti economisti, quindi, si aspetta che la Fed alzi i tassi di mezzo punto non solo mercoledì, ma anche in occasione dell'incontro di giugno. Sebbene una recessione non sia vista come imminente, alcuni esperti però non la escludono all'inizio del prossimo anno, se i prezzi dovessero rimanere elevati nonostante gli aumenti dei tassi.
"Il lavoro della Fed è estremamente complesso, non solo per le condizioni economiche interne di difficile interpretazione, ma anche per un contesto di ripresa economica globale desincronizzata", ammette l'esperto. Jerome Powell, che terrà la sua tradizionale conferenza stampa mercoledì nella serata italiana, potrebbe rivelare quanti aumenti la commissione intende applicare quest'anno.
"Se la Fed vuole davvero effettuare un atterraggio morbido", in altre parole stringere la politica monetaria senza far precipitare l'economia nella recessione, "deve mostrare dove si trova la pista di atterraggio e quando conta di arrivarci", insiste Gregory Daco. Ma per gli economisti di Bnp Paribas "difficile che Jerome Powell dia una cifra precisa" o un livello di tasso mirato alla fine di questo incontro.