AGI - È stata l'ultima trimestrale prima dell'era Musk, ma la presenza del nuovo proprietario è già forte. Non solo perché, per la prima volta, viene citato in un documento ufficiale, ma anche perché – vista l'acquisizione in corso – Twitter ha deciso di non fornire previsioni sui prossimi obiettivi. Definirli è – oltre che impossibile – anche poco utile: la trimestrale appena diffusa potrebbe essere l'ultima prima della privatizzazione. E fuori dalla borsa, la compagnia non sarà più tenuta a diffondere risultati così approfonditi e con un calendario così preciso.
L'ultima trimestrale pre-Musk indica anche alcune delle sfide che il nuovo proprietario dovrà affrontare. Buone notizie arrivano dagli utenti attivi ogni mese: sono stati 229 milioni, il 15,9% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Un dato migliore rispetto alle attese. Vista l'assenza di previsioni, è scomparso l'ambizioso obiettivo fissato in precedenza: Twitter mirava a raggiungere i 315 milioni di utenti entro la fine del 2023. Vorrebbe dire un saldo positivo netto di 12 milioni a trimestre, da qui alla fine del prossimo anno. Non poco. Con Musk, però, cambia tutto.
Meno positivo è il dato sul fatturato: 1,2 miliardi di dollari, poco sotto le attese (anche se con un utile in crescita). Come altri social, che campano di pubblicità, Twitter ha risentito del conflitto in Ucraina, che ha spinto gli inserzionisti a essere più cauti. Musk ha già fatto sapere che vorrebbe diminuire la pubblicità su Twitter, anche perché inserzionisti forti pretendono una moderazione dei contenuti più stringente: non sono graditi annunci in contesti a rischio. Ma la nuova proprietà deve fare i conti con una cifra: nell'ultimo trimestre, oltre il 92% del fatturato di Twitter (1,1 miliardi) arriva dalla pubblicità.
Amazon al rallentatore
Nel primo trimestre del 2021, Amazon ha registrato una perdita netta di 3,8 miliardi di dollari. A preoccupare i mercati – con il titolo che ha perso il 9% nelle contrattazioni di pre-apertura – è il rallentamento del fatturato. Rispetto allo stesso periodo del 2021 è aumentato del 7%. Per fare un confronto: tra gennaio e marzo dello scorso anno il balzo era stato del 44%. Per Amazon si tratta del l'incremento più debole dal 2001 (cioè dallo scoppio della bolla dot-com) e il secondo trimestre consecutivo con un progresso a una cifra, inusuale per la compagnia fondata da Jeff Bezos.
Le aspettative per il trimestre in corso non sono migliori. Anzi, si attende un ulteriore frenata: la crescita stimata del fatturato è tra il 3 e il 7%. Cioè, bene che vada, si manterrà un ritmo costante. Hanno pesato la guerra in Ucraina, l'inflazione, l'incremento dei costi di lavoro e carburante, i colli di bottiglia produttivi e, in alcune aree, la pandemia.
L'unica buona notizia di una trimestrale complicata è il cloud: il giro d'affari di Amazon Web Services è cresciuto del 36,5% anno su anno, accelerando il ritmo e arrivando ormai a rappresentare il 16% del fatturato. Non solo: il margine operativo è cresciuto del 57%, mentre quello di gruppo si è più che dimezzato. In altre parole: in questo momento Amazon incassa con l'e-commerce ma guadagna soprattutto con il cloud, sempre più centrale.
Apple, i record non bastano
Meglio delle attese. Anzi, di più: nonostante difficoltà produttive e incertezza geopolitica, è il miglior secondo trimestre mai registrato da Apple: il fatturato è cresciuto dell'8,6% anno su anno. Eppure il titolo delle Mela cede oltre il 2% nelle contrattazioni pre-apertura. Come mai?
Brillante è stata la performance di tutti i principali prodotti hardware, a partire dall'iPhone. Lo smartphone, che costituisce stabilmente oltre il 50% del fatturato di gruppo, ha registrato una crescita del 5,5% nonostante il rallentamento della filiera produttiva e l'inflazione. Bene anche Mac e iPad. Almeno in questo trimestre, quindi, la Mela è riuscita a superare i timori secondo i quali il persistere della pandemia e l'incertezza geopolitica avrebbero colpito i dispositivi di fascia alta. Come ormai consueto, i servizi (che includono tra le altre cose licenze e abbonamenti) galoppano a un ritmo più rapido: +17,3% anno su anno.
Guadagnano così sempre più peso all'interno del gruppo: nel trimestre, è arrivato dai servizi oltre un quinto del fatturato, più di iPad e Mac messi insieme. Qui però arriva una prima, lieve, crepa. Negli ultimi due anni, i servizi avevano superato le attese degli analisti in modo generoso. Questa volta la performance è stata in linea con le aspettative.
Ma non basta certo questo per giustificare il calo in borsa. È vero: il mercato dei dispositivi elettronici è stagionale. Il periodo gennaio-marzo, dopo l'abbuffata di fine anno, tende a rallentare e ha un peso sul fatturato annuo meno rilevante. Ma neanche questo basta. La flessione in borsa si spiega con le aspettative future. Anche se Apple, da ormai due anni, non rilascia stime di vendite future, il responsabile finanziario Luca Maestri ha sottolineato come le difficoltà globali (il conflitto ucraino, le difficoltà produttive e i lockdown in Cina) potrebbero costare tra i 4 e gli 8 miliardi di dollari nel trimestre in corso.