AGI - Prima della guerra le vendite di gas russo erano pagate, il 58% in euro, il 39% in dollari, il 3% in sterline. Vuol dire che le forniture di gas erano pagate al 100% in valute straniere e non in rubli. Ne consegue che la decisione sembra una contro-sanzione economica della Russia nei confronti l'Occidente, ma soprattutto per l'Italia che compra dalla Russia il 40% del gas acquistato all'estero.
È quanto rileva il Centro studi di Unimpresa in relazione alla decisione del Cremlino che sa mercoledì ha imposto i pagamenti di gas solo in rubli. La decisione è pericolosa per tutti i clienti stranieri che si riforniscono dalla Russia. Secondo gli analisti di Unimpresa "il problema è principalmente europeo, ma soprattutto italiano. Il governo dovrebbe cercare di reperire rubli per pagare i 29 miliardi di metri cubi di gas che arrivano dalla Russia. Tutti gli Stati farebbero comunque un piacere alla Russia perché la moneta locale acquisterebbe più valore, dopo quello perso con l'applicazione delle sanzioni europee alla Russia. La sola dichiarazione di Putin ha causato un aumento del prezzo del gas di 15 euro al megawatt/ora".
Quanto agli aiuti, in Italia è stata varata una manovra da 4,4 miliardi di euro per contenere l'aumento della bolletta energetica e il costo del carburante. In Germania il governo tedesco ha messo a disposizione delle famiglie e delle imprese ben 16 miliardi di euro.
Come sempre ci sono enormi differenze nell'Unione europea, con Berlino che ha messo sul quarto un pacchetto di aiuto quattro volte più grande rispetto a quello varato da Roma. Secondo gli analisti di Unimpresa, "il rischio è che come dopo tutte le precedenti crisi economiche, anche da questa, determinata dalla guerra tra Mosca e Kiev, usciremo con divari ancora più marcati rispetto a prima. La Germania, probabilmente, si riprenderà prima dell'Italia e poi si imporrà con tutti gli altri governi europei, proprio grazie alla sua forza economica".
"Il governo italiano deve avere la forza per agire con sostegni economici molto importanti in tempi rapidi. La velocità della risposta farà la differenza", commenta il presidente di Unimpresa Giovanna Ferrara.
"La Bce ha rivisto al ribasso tutte le stime di previsioni economiche in Europa e nel Mondo. La guerra amplifica notevolmente l'incertezza che gia' c'era a causa della pandemia: prima della guerra la previsione della crescita globale del pil per il 2022 era +6,3% adesso è +4,1%. La Russia, invece, sprofonderà direttamente in recessione già nel 2022 e questa prospettiva, di là dalla condanna per la guerra in Ucraina, non è positiva per il resto delle grandi economie mondiali. L'Italia dovrebbe crescere comunque quest'anno, anche se meno del previsto, lasciando almeno un punto percentuale rispetto alle previsioni. La scarsita' di materie prime (gas, ma anche grano) farà crescere i prezzi di tutti i prodotti. L'inflazione salirà fin sopra l'8% a giugno".