AGI - Il governo corre ai ripari per scongiurare che la crisi del settore automotive si aggravi. Dopo il grido di allarme lanciato nei giorni scorsi da Federmeccanica e dai sindacati metalmeccanici e all'indomani dell'Eu Chips Act che dovrebbe stanziare 43 miliardi per l'industria dei microprocessori, si susseguono gli incontri per cercare di arrivare a una quadra che potrà spaziare da nuovi incentivi per acquistare vetture non inquinanti fino ai contratti di sviluppo.
L'obiettivo potrebbe essere quello di inserire un pacchetto di interventi nel decreto contro il caro bollette che il governo dovrebbe portare sul tavolo del Cdm la prossima settimana. Da tempo la filiera chiede all'esecutivo nuovi ecobonus e soprattutto un piano nazionale che gestisca la transizione verde, affinché' sia sostenibile socialmente.
La riunione a Palazzo Chigi
In circa un'ora e mezza di riunione, presieduta dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Roberto Garofoli, i ministri di Mef e Mims, Daniele Franco ed Enrico Giovannini, dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, e della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, hanno discusso i diversi scenari e la strada da intraprendere per evitare che il settore dell'automotive comporti conseguenze sociali e occupazionali indesiderate e potenzialmente gravi. Quello di oggi e' stato un incontro ancora interlocutorio e a breve i titolari dei dicasteri si riuniranno nuovamente. L'obiettivo e' mettere in campo una "strategia comune".
Le ipotesi allo studio
Al contrario dei competitor stranieri, l'Italia e' l'unico paese europeo che non si e' ancora dotato di un piano nazionale per la gestione della transizione. Per questo i ministeri stanno lavorando per organizzare, in maniera coordinata, piani di investimento e interventi necessari per accompagnare la transizione verso l'elettrico. Ma non solo. Si valutano, oltre agli incentivi per l'acquisto di auto non inquinanti, misure come i contratti di sviluppo, accordi di innovazione, misure per il trasferimento tecnologico, fondi Pnrr su ricerca.
Il grido d'allarme delle parti sociali
Lunedì Federmeccanica, Fim, Fiom e Uilm hanno chiesto al presidente del consiglio dei Ministri, Mario Draghi e ai ministri Franco, Orlando, Giorgetti e Cingolani, "un incontro urgente per valutare assieme le condizioni e le possibili iniziative da attivare" sul settore automotive. "Il rischio di deindustrializzazione di un settore chiave dell'economia italiana - hanno sottolineato in una lettera inviata al governo - è concreto. Occorre mettere in campo tutte le azioni difensive necessarie e guardare soprattutto all'opportunità di rilancio e sviluppo del settore".
Nella lettera Federico Visentin, presidente Federmeccanica, Roberto Benaglia, segretario generale Fim Cisl, Francesca Re David, segretario generale Fiom Cgil e Rocco Palombella, segretario generale Uilm Uil lanciano l'allarme sull'occupazione: "L'intervento degli Stati sul settore negli anni è stato amplissimo e in ultimo l'Unione europea ha previsto entro il 2035 lo stop alla vendita di nuove auto che producono emissioni di carbonio, confermata anche dal governo italiano con la posizione del Comitato Interministeriale per la transizione ecologica dello scorso dicembre".
Questa misura, se non accompagnata da interventi, potrebbe portare in Italia a una perdita di circa 73.000 posti di lavoro, di cui 63.000 nel periodo 2025-2030. Gia' oggi i dati sull'andamento dell'utilizzo degli ammortizzatori sociali forniti dall'Inps indicano la tendenza: nel 2019 sono state utilizzate 26 milioni di ore di cassa integrazione, nel 2021 quasi 60".
La proposte avanzate dal Mise
L'incontro di oggi era stato fortemente voluto dal titolare del Mise per cercare di trovare gli strumenti adatti e mantenere alta l'attenzione su un settore tanto strategico. Le proposte avanzate da Giorgetti, secondo quanto si apprende, sono state due e camminano su binari paralleli e di pari passo.
La prima riguarda gli incentivi su base pluriennale, con o senza rottamazione, per le auto poco inquinanti. Si ragiona su una cifra al di sopra del miliardo di euro all'anno divise sostanzialmente in 3/4 per le categorie di veicoli a basse emissioni (comprese tra 0-60 g/km CO2) e il restante quarto delle risorse dedicato alla fascia fino a 135 g/Km di CO2, quindi molto poco inquinanti.
La seconda proposta riguarda invece la riconversione dell'intero settore usando anche lo strumento dei contratti di sviluppo, mantenendo sempre il focus sulla tutela dell'indotto. Quest'ultimo punto era stato anche al centro degli incontri di Giorgetti con i rappresentanti del settore auto durante i quali era stata portata avanti una ricognizione sui fondi messi a disposizione dal dicastero di via Veneto.