AGI - Per il 2022 le prospettive per il mercato dell'auto rimarranno decisamente sfavorevoli "perché la pandemia morde più di quello che si pensasse e perché la crisi dei microchip sembra destinata a non trovare soluzioni in tempi brevi": lo dichiara Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, commentando un 2021 'da dimenticare' per il mercato aeuropeo dell'auto (25,5% sul 2019), con le vendite di auto ancora molto lontane dai livelli pre-apandemia.
Oggi la difussione dei dati definitivi da parte di Acea sull’andamento delle vendite di autovetture nel 2021 in Europa Occidentale (UE+Efta+UK), ricorda il centro studi bolognese, ha fatto emergere un quadro fortemente negativo.
L’impatto del coronavirus sul mercato dell’auto dell’Europa Occidentale è stato "devastate e, dopo il crollo del 2020 in cui la pandemia aveva prodotto lockdown molto pesanti, nel 2021 non vi è stato nessun recupero, anzi, le immatricolazioni hanno fatto registrare un nuovo calo sul 2020".
Il mancato recupero del 2021 è dovuto in parte anche alle difficoltà di reperimento di componenti essenziali per la fabbricazione di autoveicoli, come i microchip.
Al crollo della domanda generato dalla pandemia e dagli effetti che ha determinato sul piano economico e sociale si sono aggiunti, quindi, anche problemi di fornitura in quanto la carenza di microchip ha causato fermate produttive in molte fabbriche di automobili.
La crisi ha colpito tutti i mercati nazionali dell'area che nel 2021, rispetto al 2019, sono tutti in calo con la sola eccezione di quelli, molto piccoli, di Islanda e Norvegia. Non si sono certo salvati i cinque maggiori mercati, cioè quelli di Germania, Regno Unito, Francia, Italia e Spagna che assorbono il 70% delle immatricolazioni dell'area.
Il risultato peggiore lo ha fatto registrare la Spagna che nel 2021 rispetto al 2019 accusa un calo del 31,7%, seguita a ruota dal Regno Unito (-28,7%), dalla Germania (-27,3%), dalla Francia (-25,1%) e dall'Italia (-23,9%).
"Il risultato lievemente meno negativo del nostro paese - spiega Promotor - è dovuto al fatto che, sia pure con molti limiti, abbiamo varato un sistema di incentivi che alla prova dei fatti si è rivelato più efficace dei sostegni adottati negli altri paesi. Va anche segnalato che nella maggior parte dei mercati dell'Europa Occidentale vi è una sensibile crescita della quota delle auto elettriche. Ovunque si segnala però l'assoluta necessità di interventi pubblici per sviluppare le infrastrutture di ricarica, la cui carenza è attualmente la principale remora all'affermarsi della mobilità elettrica".