AGI - Apple è la prima società a superare i 3.000 miliardi di capitalizzazione di Borsa. A Wall Street la società di Cupertino è quotata a oltre 182 dollari per azione.
Si tratta di un record a livello mondiale dovuto alla fiducia degli investitori per il successo dei prodotti che il gruppo di Cupertino continua a lanciare.
Allo stesso tempo, Apple sta esplorando nuovi mercati come le auto a guida autonoma e il metaverso.
Nel primo giorno di negoziazione dell'anno le azioni hanno toccato il record di 182,88 dollari a metà giornata a Wall Street, facendole sfondare quota 3.000 miliardi di valore.
Per passare da 2.000 a 3.000 miliardi di dollari di capitalizzazione, Apple ha impiegato circa 16 mesi. Gli analisti prevedono che la domanda di iPhone rimarrà forte nel 2022, poiché Apple guida il mercato cinese degli smartphone e sempre più consumatori si abbonano ai suoi servizi.
La società "sembra essere vaccinata contro tutto ciò che Omicron può portare", spiega un analista.
Una crescita senza incognite?
Se questa crescita impetuosa continuerà dipende ovviamente dal successo che i suoi prodotti continueranno ad avere nel mondo.
Nell'ultimo anno fiscale terminato il 25 settembre, Apple ha registrato un aumento del fatturato del 33% a 365,8 miliardi di dollari grazie alla forte domanda di iPhone 5G. Ma questo scatto è arrivato dopo un anno di vendite 'solo' a una cifra e un 2019 in cui il fatturato è diminuito.
L'intonazione 'Toro' per Apple dipende dal fatto che ha realizzato un ecosistema di un miliardo di proprietari di iPhone che pagano per avere i suoi servizi e che è ben posizionata per settori proiettati nel futuro.
Gli investitori critici che sostenevano la dipendenza eccessiva del gruppo dall'iPhone sono stati smentiti dal fatto che lo smartphone è diventato il centro di un sistema solare in espansione con nuovi prodotti come Apple Watch, Apple AirTag e nuovi servizi a pagamento come la tv, la musica o le lezioni di fitness.
"Apple è stata ed è tuttora un'incredibile storia di successo ancorata a prodotti indispensabili e a un portafoglio di servizi in crescita", spiega un investitore sicuro del fatto che questo nuovo record non rappresenterà certo un segnale per vendere.
l titolo del gruppo guidato da Tim Cook viene scambiato a circa 30 volte i profitti previsti a 12 mesi, in leggero calo rispetto a un multiplo di 32 di inizio 2021, ma ancora ai massimi mai visti dal 2008.
Hal Eddins, capo economista di Capital Investment Counsel, azionista di Apple ha affermato che la societaà è stata "un titolo sicuro" durante la pandemia.
Diversi analisti ritengono che Apple abbia ancora molto spazio per crescere nei prossimi anni, con prodotti come Apple Car. "Vediamo le prospettive di Apple Car che rappresenta il percorso più chiaro per raddoppiare le entrate e la capitalizzazione di mercato", ha spiegato Morgan Stanley.
Tuttavia secondo altri analisti, Apple sta raggiungendo i limiti massimi di crescita della sua base di clienti senza alcuna garanzia che i prodotti futuri si dimostreranno redditizi quanto l'iPhone.
In una nota di dicembre agli investitori, Bernstein ha avvertito che pur essendo buone, le prospettive nella categoria della realtà aumentata rappresenteranno solo il 4% dei suoi ricavi entro il 2030.
Inoltre, è difficile che l'intero mercato di questi dispositivi si avvicini al miliardo di unità fino al 2040. Un'altra preoccupazione è l'incertezza sulla capacità di Apple di avere gli stessi profitti per i servizi a pagamento. Il suo modello di business dell'App Store, che prende commissioni sugli acquisti delle app è stato preso di mira dalle autorità legislative negli Stati Uniti e in Europa.
Come si arriva a una 'capitalizzazione monstre'
Tra una manciata di giorni saranno trascorsi 38 anni dall presentazione del Macintosh, la pietra su cui Steve Jobs creò il sogno, l'impero e il mito.
“Il 24 gennaio Apple presenterà il Macintosh. E vedrete perché il 1984 non sarà il 1984”. Era il 22 gennaio del 1984 quando questa frase comparve sugli schermi delle televisioni americane sincronizzate per vedere il diciottesimo SuperBowl, da sempre l’evento più seguito negli States. La frase compariva alla fine di uno spot diretto da Ridley Scott: 30 secondi che hanno cambiato per sempre il linguaggio pubblicitario.
Ambientato in un mondo distopico, ispirato a “1984” di George Orwell, lo spot vede al centro di uno schermo gigante un Grande Fratello impartire ordini a uomini ingrigiti. Poi una donna in pantaloncini rossi gli corre contro. Fa roteare in aria un martello e lo scaglia al centro dello schermo mandandolo in frantumi. Null’altro poi, se non quella frase ad annunciare il lancio di uno dei prodotti più noti creati dall’azienda di Steve Jobs. Il Macintosh, proprio come quello spot, ha cambiato per sempre la storia dell’informatica. È stato il primo computer commercializzato su larga scala, il primo ad introdurre un’interfaccia basata su icone, finestre e menu. Il primo a presentare di serie una tastiera e un mouse. Molte di quelle innovazioni fanno tutt’ora parte dei moderni computer, 37 anni dopo.
Quella pubblicità servì a presentare Apple al mondo come un’azienda che lottava per gli individui di fronte a corporazioni opprimenti. La sfida di Jobs era all’Ibm - anche se in quel periodo il personal computer più popolare era il Commodore 64. Ad ogni modo quella pubblicità aveva un obiettivo chiaro: dare l’immagine di un’azienda coraggiosa che lotta per le libertà creative degli individui. Di tutti gli individui. Perché quel Macintosh era pensato per essere un computer che ogni famiglia della classe media poteva permettersi. Non solo economicamente, ma anche come prossimità “culturale”.
Era un computer facile: niente più accesso dal prompt Dos per lanciare il sistema operativo. Un computer con una grafica all’avanguardia, intuitiva, immediata e comprensibile da chiunque, non solo da utenti esperti. E fu proprio questa la chiave del successo di Apple da allora in poi. Proprio come il messaggio di quella pubblicità risultò semplice e immediato, l’accesso ai prodotti tecnologici diventò dal lancio del Macintosh in poi facile e intuitivo. Quel computer ha rappresentato una rivoluzione senza precedenti nella storia del rapporto tra uomo e ‘macchina’.
La stessa filosofia del Macintosh divenne poi quella che ha caratterizzato il lancio dell’iPod, dell’iPad, ma soprattutto dell’iPhone, che con il suo schermo touch e l’assenza di tastiera divenne in pochi anni lo standard di tutti gli smartphone allora schiacciati sul modello ‘BlackBerry’ con tastiera. Apple da quel giorno di 37 anni fa divenne l’icona dell’azienda che sa innovare: nel linguaggio, nei prodotti, ma soprattutto nella sua capacità di creare un valore simbolico dei suoi device. Un’azienda capace di creare qualcosa che trascende il valore stesso del prodotto, aprendolo a una dialettica di senso (e di valore) che tutt’ora i concorrenti le invidiano.