AGI - Nonostante le limitate caratteristiche di occupabilità e nonostante tra marzo 2019 e settembre 2021 per lunghi tratti il mercato del lavoro sia stato interessato dalle conseguenze della pandemia, sono oltre un milione e mezzo i posti di lavoro attivati dai beneficiari RdC, di cui 1,2 milioni nuovi rapporti di lavoro: 320mila, infatti, sono coloro che risultavano occupati all’ingresso, poco meno della metà dei quali hanno comunque attivato un nuovo posto di lavoro nel periodo in misura. Lo rivela l'Anpal (Agenzia nazionale politiche attive del lavoro) nel rapporto "La condizione occupazionale del beneficiari Rdc", a cura di Raffaele Tangorra.
Circa 725mila sono i beneficiari indirizzati ai CPI con un rapporto di lavoro in misura, il 40% del totale (pari a 1,8 milioni). Di questi circa oltre mezzo milione (547 mila) hanno attivato un nuovo rapporto di lavoro. L’incidenza è di oltre il 55% per i disoccupati da meno di un anno all’ingresso, scende intorno al 30% per i disoccupati di lunga durata e cala a valori sotto il 20% - a seconda della condizione, tra il 18 e il 14% - per i più lontani dal mercato del lavoro.
Andando a verificare il tasso d’occupazione a sei e dodici mesi dall’ingresso nella misura, l'Anpal nota che se all’ingresso il tasso d’occupazione è di poco meno del 18%, a sei mesi cresce fino a quasi il 23%, per poi crescere marginalmente ad un anno portandosi appena sopra tale soglia. Le differenze sono notevolissime tra i diversi gruppi, come si è visto per le incidenze dei lavoratori con posti attivati, ma mentre gli occupati in ingresso riducono (prevedibilmente, partendo dal 100%) il loro tasso d’occupazione, tutti gli altri gruppi – e in particolare, i più lontani dal mercato del lavoro - migliorano la propria condizione.