AGI - Nuovo incontro tra Cgil, Cisl, Uil e governo sotto la minaccia di mobilitazioni sindacali. Martedì il premier Mario Draghi ha convocato i tre segretari generali, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, per tornare a parlare di pensioni.
Il tavolo a palazzo Chigi del 26 ottobre scorso aveva visto i sindacati fortemente insoddisfatti: le risorse stanziate in legge di Bilancio per il capitolo previdenziale (600 milioni) sono state giudicate largamente insufficienti per superare la legge Fornero.
La proroga di un anno di Opzione donna (con le condizionalità del passato, cioè 58 anni per le dipendenti a 59 per le autonome e 35 anni di contribuzione), la proroga di un anno dell'Ape sociale con delle modifiche (tolti i tre mesi dalle fine della Naspi) e l’estensione da 57 a 221 delle mansioni considerate gravose, non sono le risposte che i sindacati attendevano.
Non solo è ritenuto necessario comprendere nelle misure i lavoratori precoci, ridurre da 36 a 30 anni i contributi per accedere all'Ape sociale ed estenderla a disoccupati di lunga durata e cassintegrati a zero ore senza prospettive; ma vengono chiesti interventi che puntino all'equità perché non si può avere un sistema con regole uguali per tutti quando l'aspettativa di vita è diversa a seconda del lavoro svolto e delle condizioni in cui si è operato.
La cosiddetta Quota 102 (cioè la possibilità di lasciare il lavoro con 64 anni di età e 38 di contributi, ma unicamente per il 2022) è giudicata solo una "soluzione tampone", "una misura improvvisata sbagliata e non condivisa - come ha detto Sbarra - che nasconde un inesorabile ritorno all’iniquità delle legge Fornero".
C'è quindi una forte attesa per vedere se l'esecutivo è pronto a mettere sul piatto qualcos'altro. Negli ultimi giorni è circolata l'ipotesi di un'uscita anticipata a 62 anni ma con il ricalcolo contributivo per coloro i quali hanno il doppio sistema.
Il ministro del Lavoro Andrea Orlando si è detto pronto al confronto per capire come tornare a un sistema contributivo evitando le rigidità della legge Fornero, costruendo quindi elementi di flessibilità. Ma i sindacati, pur chiedendo da tempo il dialogo, temono che l'intento sia di rinviare tutto al prossimo anno: una prospettiva ritenuta inaccettabile.
"Il tema non è solo quota 102 - ha affermato Landini - il tema è dare una pensione di garanzia ai giovani, riconoscere la diversità tra i vari lavori, riconoscere il diritto dopo 62 anni di uscire dal lavoro, riconoscere il lavoro di cura delle donne".
Secondo i sindacati, la legge Fornero va cambiata, rimodulata e riformata con impianto equo, sostenibile e flessibile. La strada è quella di una riforma complessiva, stabile e profonda, da fare in tempi brevi. Il governo deve quindi mostrare la "volontà politica di cambiare una riforma sbagliata".
Martedì quindi i sindacati chiederanno "una risposta precisa e concreta" e fino a quando non arriverà la mobilitazione non si fermerà: "andremo avanti nei luoghi di lavoro e sul territorio" ha assicurato Sbarra. La mobilitazione - ha aggiunto Bombardieri - servirà a "far cambiare idea alla politica e al governo", non solo su pensioni, ma anche su fisco e lavoro.
Il 20 novembre sono in programma le manifestazioni regionali nelle Marche e in Veneto; a seguire il 27 le manifestazioni nelle altre regioni.