AGI - L'Italia naviga oltre le attese e la ripresa va ancora sostenuta, ma non appena le condizioni lo consentiranno bisognerà pensare al rientro del disavanzo. Il rilancio della crescita, ha sottolineato il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, è "la via maestra per ridurre il peso del debito, che costituisce un elemento di intrinseca fragilità della nostra economia".
Tuttavia, ha avvertito, non è "possibile limitarsi a contare su un onere del debito mantenuto indefinitamente sugli attuali eccezionalmente bassi livelli, che riflettono anche l'orientamento straordinariamente espansivo della politica monetaria".
E dunque, "per evitare il riproporsi dei rischi di instabilità sperimentati in passato, superata la crisi sarà necessario accelerare il rientro, anche ricostituendo adeguati avanzi primari".
Con l'avvertenza che esiste debito 'buono' e debito 'cattivo'. "Si puo' ricorrere al debito", ha ammonito il numero uno di Palazzo Koch, "per finanziare investimenti cruciali per l'attività produttiva, e in Italia certamente non mancano aree in cui occorre spendere di più, a partire dalle infrastrutture, dall'innovazione e dall'istruzione.
Vi si può fare ricorso in condizioni congiunturali avverse per finanziare gli ammortizzatori sociali, e in situazioni di emergenza, come quelle determinate dalla pandemia, per consentire l'attuazione di interventi straordinari. Ma di regola il debito non puo' essere impiegato a copertura delle spese correnti".
Franco: "Una manovra espansiva"
Sul punto è d'accordo anche il ministro dell'Economia, Daniele Franco. "Dobbiamo essere pronti all'aumento dei tassi d'interesse: occorre tornare ad avere avanzi primari, come avveniva fino al 2019", ha affermato. "Entro la fine del decennio", ha aggiunto, "contiamo di riportare il rapporto debito-pil dove stava prima della crisi pandemica: è un punto importante perchè libererà risorse per altri utilizzi, perchè attenuerà le pressioni sullo spread e aumenterà l'autonomia della nostra politica economica".
La manovra per il 2022, ha sostenuto il ministro, resta comunque espansiva e si pone l'obiettivo di "sostenere l'economia e la società nella fase di uscita dalla pandemia e rafforzare il tasso di crescita a medio termine", riducendo il carico fiscale e rafforzando sanità, investimenti, ricerca e sostegno alle politiche sociali. Il taglio del cuneo fiscale, ha aggiunto, è una priorità: e nella legge di bilancio sono appostati 8 miliardi di euro per il taglio del prelievo.
Non mancheranno, inoltre, ha promesso l'inquilino di via XX settembre, nuovi interventi sul caro-bollette, il cui aumento "puo' frenare il consolidarsi della ripresa". Bankitalia e Tesoro si mostrano ottimisti sulla ripresa: per entrambi il Pil salirà del 6% quest'anno. Tuttavia, ha sottolineato Visco, il mero ritorno ai livelli pre-Covid "per il nostro paese non costituisce un obiettivo sufficiente".
La ripresa deve essere invece occasione per mettere mano ai nodi strutturali della nostra economia e, in particolare, ai ritardi sul fronte della produttività e degli investimenti. Tra il 2007 e il 2013, ha ricordato il governatore, "la caduta del Pil aveva raggiunto l'8,5 per cento e il successivo recupero era stato molto lento. Nel 2019 il prodotto era ancora quasi 4 punti percentuali più basso che nel 2007; l'occupazione era risalita ai valori del 2007 solo grazie a una forte espansione degli impieghi a tempo parziale; i divari territoriali erano tornati ad ampliarsi".
E ancora: "Il ristagno della produttività osservato dalla metà degli anni Novanta, la doppia recessione e la modesta successiva ripresa hanno così determinato un arretramento rispetto agli altri paesi avanzati: il prodotto pro capite, che nel 1995 era circa 10 punti percentuali più elevato della media dei 19 paesi che attualmente appartengono all'area dell'euro, nel 2019 era di quasi 10 punti più basso della media di quegli stessi paesi".
Le strade aperte dal Pnrr
In questo senso il Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenta un'opportunità da non fallire. "Una piena realizzazione del Pnrr", ha spiegato Visco, "costituisce un'occasione che l'Italia non puo' perdere, soprattutto per i giovani, ai quali nell'ultimo quarto di secolo il Paese ha offerto modeste possibilità di lavoro di qualità, costringendo molti, spesso i più qualificati, a costruire il proprio futuro all'estero".
Il Piano, ha proseguito, "sosterrà la ripresa nel breve termine, ma il suo successo si misurerà dalla capacità di affrontare i nodi strutturali che frenano la crescita e di mobilitare le risorse private che da troppo tempo stentano a trovare impiego nel nostro sistema produttivo". Non manca un appello all'Europa nel discorso di Visco. Nonostante l'eccezionale sforzo messo in campo, ha rilevato, "la pandemia ha tuttavia ulteriormente mostrato i limiti degli attuali assetti europei, che non prevedono una capacità di bilancio comune".
L'obiettivo deve essere arrivare a un debito comune. E, secondo il governatore, "per garantire in tempi rapidi liquidità e spessore al mercato di questo nuovo strumento si puo' pensare a una gestione comune di una parte dei debiti dei singoli paesi attraverso un fondo di ammortamento che ritirerebbe gli strumenti nazionali emettendo titoli europei". Partendo "almeno" dal "debito contratto da tutti i paesi membri negli ultimi due anni per far fronte agli effetti della pandemia".