AGI - Da una crisi anomala a una ripresa anomala frenata da una carenza anomala: la domanda c’è, manca l’offerta. E questa carenza calca la mano sia sul Pil che sull’inflazione. Questa l'analisi degli economisti Fabrizio Galimberti e Luca Paolazzi su Firstonline.
"La ripresa - scrivono - viene storpiata dalla sua stessa forza. Nella rapida risalita dalla Fossa delle Marianne della recessione più profonda in tempi di pace, la domanda è aumentata tanto repentinamente, e talmente si è ricomposta, che si sono create carenze nell’offerta tali da impedire alla stessa domanda di tradursi in acquisti effettivi.
La produzione è ostacolata non da mancanza di ordini, che comunque continuano a salire, ma da assenza di componenti vitali, sebbene alle volte abbiano un costo infinitesimale rispetto a quello del bene finale in cui sono incorporate. È il caso di un microchip rispetto al prezzo di un’autovettura di lusso. L’anomalo bestiario di questa crisi vede i problemi del ciclo sorgere dall’offerta e non dalla domanda. Che rimane e rimarrà forte".
Secondo i due economisti, "la crisi da pandemia ha rimescolato le dinamiche settoriali: i servizi sono stati colpiti più che la manifattura e i beni di trasporto più di quelli per la casa. E quando è iniziata la ripresa, domanda e offerta hanno faticato a incontrarsi. Anche perché l’offerta era stata tagliata per prepararsi a un periodo di vacche magre che non si sapeva quanto sarebbe durato. Nel caso delle materie prime i tagli nascevano da passati bassi prezzi che avevano scoraggiato investimenti in nuova capacità produttiva. Questo è vero anche per le ‘materie prime’ del XXI° secolo, come i microchip".
"La 'magia' dell’offerta che risponde prontamente alla domanda - fanno notare Galimberti e Paolazzi - è stata messa in sordina da vari fattori. Per i microchip, ad esempio, aumentare la capacità produttiva richiede tempi lunghi, tanto complessi (e costosi) sono gli impianti di produzione dedicati".
Le strozzature dell’offerta - proseguono - si diffondono negli anfratti più impensati dei processi produttivi. Per esempio, mancano i ponteggi. La pandemia crea problemi di offerta anche nel mercato del lavoro. Gli ostacoli ai viaggi impediscono a molti lavoratori di andare là dove sono richiesti, e questo è soprattutto vero per i migranti stagionali.
"Tutto questo - sottolineano gli economisti - è ovviamente un intralcio. Ma alla fine sarà la domanda a guidare la danza. E ci sono ottime ragioni per prevedere che la domanda rimarrà vivace: politiche espansive, risparmi elevati, fiducia ai massimi e investimenti pimpanti, per adeguare la capacità alle maggiori richieste, presenti e attese, e alle nuove tecnologie. E vaccinazioni che limitano contagiosità e mortalità del Covid-19. Gli ordini, nonostante i ritardi di consegna, continuano a fioccare e non c’è imprenditore che non abbia un ampio sorriso stampato sul volto".
"Comunque, anche in assenza di strozzature e discrasie fra domanda e offerta, il rallentamento - concludono gli esperti - è fisiologico, dopo il primo e potente rimbalzo. Tassi di crescita annualizzati del 10% non sono comunque sostenibili, qualunque sia il parametro utilizzato"