AGI - "La crescita dell'inflazione proseguirà nei prossimi mesi prima di tornare al livelli pre-pandemici entro metà 2022, sebbene i rischi di un'accelerazione rimangano". La previsione è del Fondo monetario internazionale, secondo cui "l'inflazione annuale nelle economie avanzate toccherà un picco del 3,6% in media nei mesi finali di quest'anno prima di tornare al 2% nella prima metà del 2022, in linea con gli obiettivi delle banche centrali. I Paesi emergenti assisteranno ad aumenti più rapidi, raggiungendo il 6,8% in media prima di scendere al 4%".
Le proiezioni, tuttavia, avvertono gli economisti di Washington in uno dei capitoli analitici del World economic outlook, "contengono una considerevole incertezza e l'inflazione potrebbe restare elevata più lungo".
Tra i fattori di rischio il Fondo elenca l'aumento del prezzo delle case, le strozzature nella catena delle forniture, le pressioni sul costo del cibo, la corsa dei beni energetici e il deprezzamento delle valute nei mercati emergenti. Durante la pandemia, annota il documento, il costo dei beni alimentari è cresciuto del 40%, con conseguenze gravi per i Paesi in via di sviluppo dove questo settore rappresenta una grande quota delle spese dei consumatori.
"La buona notizia per le autorità", afferma il Fondo, "è che le aspettative inflazionistiche di lungo termine sono ben ancorate, ma", aggiunge il rapporto, "gli economisti non hanno una visione univoca su quanto in definitiva dureranno le pressioni al rialzo sui prezzi".
Per questo, sottolinea l'analisi, "le autorità dovranno muoversi lungo una linea sottile tra il mantenere la pazienza nel loro sostegno alla ripresa e il tenersi pronte ad agire velocemente. E ancor più importante devono fissare solide cornici del quadro monetario, inclusi inneschi per far scattare la riduzione del sostegno all'economia quando si dovesse rendere necessario tenere a freno un'inflazione indesiderata".
Secondo il Fondo, "le soglie per l'azione dovrebbero includere i primi segni di sganciamento delle aspettative inflazionistiche". Con il suggerimento alle banche centrali di mantenere "una comunicazione solida e credibile, che gioca un ruolo particolarmente cruciale nell'ancoraggio delle attese".