AGI - La crisi dei chip affossa il mercato dell'auto, e le vendite vanno giù per il terzo mese consecutivo.
Le immatricolazioni in Italia hanno registrato a settembre un calo del 32,7%, dopo il -27,3% registrato ad agosto e il -28,1% di luglio.
Per i centri studi, il crollo è da ricondurre anche alla fine degli incentivi ma sia come sia, il comparto è in affanno e le case automobolistiche gridano l'allarme.
Un problema globale
Il problema non è solo nostro: l'industria globale è in grande sofferenza e non si intravede al momento una via d'uscita. In Francia, il mercato dell'auto è sceso del 20,5% a settembre, con 133.835 vendite di nuove auto. E oltreoceano la situazione è uguale: proprio oggi General Motors ha registrato un calo delle vendite di auto degli Stati Uniti per la prima volta in quattro trimestri.
Illustrando i dati Ism manifatturiero delle maggiori economie europee, Lewis Cooper, Economist di Ihs Markit, ha messo però in rilievo "l'ennesimo miglioramento delle condizioni manifatturiere italiane. Con un tasso di espansione mensile in leggera diminuzione". Tuttavia "le interruzioni sulla fornitura hanno tuttavia continuato a trattenere il settore. A causa delle diffuse carenze di materiale e problemi di natura logistica, si sono intensificati i ritardi delle consegne. Di conseguenza, le aziende sono rimaste in attesa dei beni per poter completare i loro ordini, il che, assieme alla forte domanda, ha provocato un nuovo e forte aumento delle pressioni sulla capacita'".
Stellantis in caduta
Il crollo del mercato dell'auto coinvolge, come prevedibile, Stellantis che a settembre ha immatricolato 33.330 auto, il 41,6% in meno dello stesso mese del 2020. La quota scende dal 36,5% al 31,7%. Non solo, ma secondo indiscrezioni di stampa, lo stabilimento di Melfi funzionera' per soli 6 giorni a ottobre. Il motivo? La carenza dei chip.
E' il Centro Studi Promotor a spiegare come ci si è incappati in questo collo di bottiglia. "Con l'avvento del virus - spiega il Centro Studi - i produttori di microchip avevano ridotto i programmi di produzione ritenendo che vi sarebbe stato un calo di domanda legato al lockdown e in generale agli effetti negativi della crisi sanitaria. E' successo invece esattamente il contrario".
Secondo Csp, "la limitazione agli spostamenti delle persone e l'avvento dello smartworking hanno determinato una forte crescita della domanda di computer portatili, tablet e smartphone, prodotti che impiegano numeri rilevanti di semiconduttori. Una delle conseguenze piu' importanti di questa situazione e' stata proprio la forte riduzione delle forniture di microchip al settore dell'auto con fermi di produzione in tutto il mondo ed anche con chiusure di impianti". "Naturalmente - prosegue Csp - la conseguenza principale e' stata un forte rallentamento delle consegne di autoveicoli nuovi alle reti di distribuzione e una forte riduzione delle giacenze nelle concessionarie di auto pronte per la consegna".
Il fattore incentivi
Per l'Unrae, come spiega il presidente Michele Crisci, non sono solo i chip la causa: "Il continuo stop and go degli incentivi - afferma - non aiuta certo il mercato dell'auto ad agganciare l'attuale fase di ripresa dell'economia nazionale e a ridurre l'handicap dovuto alla crisi dei semiconduttori. Ribadiamo percio' - sottolinea - il nostro appello al Governo affinche' faccia rientrare il finanziamento dell'Ecobonus all'interno di una strategia di lungo periodo per l'intero settore dell'automotive, il cui rilancio farebbe anche aumentare ulteriormente il Pil oltre il livello previsto nella Nota di aggiornamento del Def, viceversa dal settore automotive arrivera' un pesante contraccolpo".