AGI - La banca centrale norvegese è la prima tra gli istituti centrali occidentali a rialzare i tassi dopo la pandemia di Covid. In precedenza l'avevano già fatto Brasile e Corea del Sud, ma quella norvegese è la prima banca a promuovere una stretta monetaria tra i 10 Paesi con le valute più scambiate. Inoltre la mossa della Norvegia apre così la strada a Fed e Boe, le quali si stanno avviando in questa direzione.
Ieri la Norge Bank ha ritoccato all'insù il costo del denaro, portandolo da zero allo 0,25%, preannunciando una nuova probabile stretta a dicembre e avvertendo che i tassi potranno salire all'1,7% alla fine del 2024. Si tratta di una decisione attesa visto che l'istituto norvegese aveva preanninciato a giugno una simile mossa.
E sulla scia dell'istututo scandinavo sono pronte a inserirsi Fed e Boe. La Federal Reserve ha riunito il Fomc mercoledì scorso e ha chiarito che il tapering, il ritiro del programma di acquisti da 120 miliardi di dollari al mese messo in campo per sostenere l'economia durante la crisi pandemica, potrebbe essere avviato "presto", forse già a novembre. Dai 'dot plot', le previsioni trimestrali dei componenti del Fomc, emerge inoltre che un primo rialzo dei tassi sui Fed Funds, lasciati ancora una volta fermi tra lo 0 e lo 0,25%, è ora atteso nel 2022 e non più nel 2023, anno entro il quale i ritocchi potrebbero essere addirittura tre.
Ieri è invece toccato alla Banca d'Inghilterra (Boe) lasciare il suo tasso guida invariato allo 0,1% e confermare anche il suo obiettivo di acquisto di asset per 895 miliardi di sterline. I componenti del board della Boe hanno votato all'unanimità per mantenere invariati i tassi di interesse, ma Dave Ramsden si è unito a Michael Saunders nel votare per la fine anticipata del programma di acquisti della banca centrale, un segnale importante in vista delle future mosse dell'istituto. E non si esclude che già a novembre la Boe possa annunciare una riduzione del Qe.