AGI - La Bce resta ottimista sulla ripresa dell'economia e sull'inflazione di lungo periodo. E' quanto emerge dall'ultimo bollettino mensile dell'istituto di Francoforte, in cui si avverte che "sebbene le persistenti strozzature dal lato dell'offerta e la diffusione della più contagiosa variante Delta del coronavirus offuschino le prospettive di crescita nel breve periodo", l'area euro è andata "procedendo verso una forte crescita nel terzo trimestre" e "le informazioni più recenti indicano un ulteriore miglioramento dell'attività nel secondo semestre del 2021".
"Nel medio periodo ci si attende un deciso recupero dell'economia" prevede la Bce, che rivede al rialzo la crescita del Pil di quest'anno, portandola al 5% e mantenendo al 4,6% il 2022 e al 2,1% il 2023.
Anche sull'inflazione, nel lungo periodo, la Bce è ottimista. Secondo l'istituto di Francoforte le spinte sull'inflazione di fondo, quella 'core', calcolata al netto di carburanti e beni alimentari, "si sono intensificate" e con la ripresa economica "è atteso un rialzo dell'inflazione core nel medio periodo". Tuttavia il rialzo dovrebbe essere graduale e le misure delle aspettative di inflazione complessiva a più lungo termine "hanno continuato ad aumentare, ma i prezzi continuano a collocarsi a una certa distanza dall'obiettivo del 2% perseguito dalla Bce".
La Bce conferma dunque la natura "perlopiù temporanea" dell'aumento dei prezzi, e rivede al rialzo le sue previsioni di inflazione, portando quella di quest'anno dall'1,9% al 2,2% e quella del prossimo anno dall'1,5% all'1,7%. Inoltre rivede al rialzo anche l’inflazione core, che colloca, in media, all’1,3 per cento nel 2021, all’1,4 per cento nel 2022 e all’1,5 per cento nel 2023.
Sulla scia di questa ripresa che "sembra procedere a un passo lievemente più sostenuto del previsto", la Bce prevede "un miglioramento delle prospettive di bilancio per l’area dell’euro rispetto all’esercizio dello scorso giugno. Mentre nel 2021 il rapporto tra disavanzo e Pil dovrebbe rimanere elevato, al 7,1 per cento, dopo il 7,3 del 2020, il successivo miglioramento dovrebbe essere rapido, a fronte del rallentamento della pandemia e il consolidamento della ripresa economica. Si prevede pertanto una diminuzione di tale rapporto al 3,0 per cento nel 2022 e al 2,1 nel 2023, alla fine dell’orizzonte temporale della proiezione. Di riflesso a tali sviluppi, il debito dell’area dell’euro dovrebbe raggiungere un picco appena inferiore al 99 per cento del PIL nel 2021, per poi scendere a circa il 94 per cento del PIL nel 2023".