AGI - Parte con ‘ottimismo’ la Settimana della moda milanese, con il ritorno delle sfilate in presenza, 43 su 65 e buyer e internazionali che adesso, in parte, posso tornare a viaggiare.
Il segnale che tutti vogliono leggere è quello di un ritorno verso la normalità. E a vedere i numeri delle prenotazioni alberghiere in città, questa sensazione trova le sue basi. Maurizio Naro, il presidente di Federalberghi di Milano racconta all’AGI di una città in fermento che ha avuto già una “scossa” con il Supersalone, a inizio mese, dedicato al design e che adesso attende “circa 10 mila persone” per la Milano Fashion Week Women's Collection (in programma dal 21 al 27 settembre).
Numeri importanti ma che se paragonati a quelli pre pandemia danno la misura della strada che c'è ancora da fare: sono la metà rispetto ai tempi d'oro, quando in città, per la moda, arrivava un esercito di "20 mila" tra buyer e addetti ai lavori.
"Sicuramente gli alberghi del centro - spiega Naro - hanno beneficiato della Settimana della moda femminile, soprattutto i cinque stelle che sono il target principale per questa tipologia di clientela. E anche la città ha occupazioni migliori rispetto ai mesi scorsi. L’inizio delle manifestazioni sta alzando l’occupazione a livelli più consoni alla gestione operativa degli alberghi".
La situazione pre Covid è ancora lontana
Ma, sottolinea "siamo ancora molto lontani dalla situazione pre pandemia di due anni fa, quando l’occupazione degli alberghi, in tutto il mese di settembre viaggiava intorno all’85 per cento come media finale, con prezzi medi che erano un 20 per cento superiori a quelli attuali. La strada del recupero è ancora lunga".
Pesa la mancanza di arrivi da alcuni Paesi?
"Manca tutto il continente asiatico. Qualche americano c’è, ma non sono tanti perché c’era ancora il problema della quarantena per chi rientrava negli Usa". Quindi al momento "per il 90 per cento ci sono clienti italiani ed europei".
Le prenotazioni cambiano da un giorno all'altro
Per questa Fashion week "le previsioni di occupazione alberghiere sono intorno al 60-70 per cento". C'è però una incognita da tenere in considerazione, legata proprio al virus. "Viviamo 'day by day' perché con le politiche di cancellazione molto flessibili" la situazione delle prenotazioni "cambia quasi da un giorno all’altro. Quindi in un giorno potrebbero aumentare del 10 per cento perché arriva un blocco di richieste".
Il che vuol dire che la gestione per gli albergatori si è complicata: "operativamente è diventato tutto molto difficile" e non solo perché "si trova ancora poco personale" ma proprio "perché le prenotazioni arrivano tutte sotto data e diventa anche complicato gestire un afflusso immediato di clienti".