AGI - Fra colli di bottiglia nelle forniture, variante Delta e prezzi in aumento delle materie prime, l'industria europea a luglio ha rallentato il proprio ritmo di crescita, pur continuando in una fase di espansione. A certificarlo sono gli indici pmi manifatturieri delle principali economie del continente, che frenano leggermente rispetto ai ritmi record dei mesi scorsi, con l'eccezione della Germania.
Il dato italiano
Secondo l'indagine di Ihs Markit l'indice sul settore manifatturiero italiano è sceso a luglio a 60,3 punti dai 62,2 di giugno. Si tratta del valore più basso da marzo ma il dato rappresenta comunque il quarto miglior risultato mai registrato, a testimonianza di "un rapido miglioramento dello stato di salute" del comparto. "La crescita", sottolinea Ihs Markit, "è rimasta vicina al livello record, anche se lo slancio è diminuito leggermente" a causa "delle pressioni sulla capacità e delle interruzioni nelle forniture che hanno ostacolato la prestazione del settore".
"A luglio - commenta l'economista Lewis Cooper - il settore manifatturiero italiano continua a riportare una forte crescita, anche se a un ritmo leggermente inferiore, per via dei ritardi della catena di distribuzione e delle pressioni sulla capacità che hanno condizionato la produzione manifatturiera". Le aziende sono rimaste ottimiste sulla maggiore attività per i prossimi 12 mesi, "anche se i dubbi che circondano la diffusione del Covid-19 e la potenziale reintroduzione delle misure di restrizione hanno pesantemente influito sull’ottimismo", sottolinea.
L'Eurozona frena (ma la Germania no)
Più in generale sono risultati in calo anche gli indici degli altri principali paesi europei: quello spagnolo è sceso a 59 punti, quello francese a 58, quello britannico a 60,4 punti e quello dell'Eurozona a 62,8 punti. Si è mossa invece in controtendenza la Germania, dove il pmi manifatturiero è balzato a 65,9 punti, salendo per il secondo mese di fila. Il dato è il terzo più alto di sempre, da quando l'indagine è stata avviata nel 1996, inferiore soltanto ai picchi segnati a marzo e aprile scorsi.
Carenza di materie prime e prezzi alti
Nonostante il balzo dell'industria tedesca, l'andamento dei prezzi di materie prime, e ancora di più la loro carenza, rischia di frenare la ripresa in Germania. A evidenziarlo l'Ifo dopo un sondaggio trimestrale che evidenzia come "quasi i due terzi delle aziende industriali segnalino che i colli di bottiglia e i problemi con le consegne anticipate stanno ostacolando la produzione". Da aprile a luglio, la percentuale è cresciuta dal 45,0 al 63,8 per cento.
“Le aziende avevano già registrato un dato record nel trimestre precedente, che ora è stato notevolmente superato. Questa tendenza potrebbe minacciare la ripresa dell'economia", ha sottolineato Klaus Wohlrabe, responsabile dei sondaggi dell'Ifo. Il picco precedente era del 20,2% nel terzo trimestre del 2018. "I prezzi di acquisto, alcuni dei quali sono aumentati notevolmente, sono un altro problema", aggiunge Wohlrabe.
"Attualmente, i produttori stanno ancora soddisfacendo la domanda delle loro scorte di prodotti finiti, ma ci stanno dicendo che anche queste si stanno notevolmente esaurendo". La carenza di semiconduttori e chip sta avendo un impatto particolarmente forte sui produttori di apparecchiature elettriche (84,4 percento) così come sui produttori di automobili e sui loro fornitori (83,4 percento), spiega il sondaggio. Il forte aumento dei prezzi dei granuli di plastica sta causando notevoli problemi ai produttori di articoli in gomma e plastica (79 percento). Tra i produttori di apparecchiature elettroniche, il 72,2 percento lamenta carenza di materiale, così come il 70,3 percento dei produttori di macchinari e apparecchiature.
La Cina fra espansione e contrazione
La situazione dell'industria è complicata anche in Cina, dove l'indice Caixin ha fatto peggio delle stime, scivolando ai minimi da aprile 2020, quando il Paeseusciva dai lockdown imposti dopo lo scoppio dell'epidemia di Covid-19. L'indice è rimasto a luglio in territorio positivo, ma si è fermato a quota 50,3 per il mese scorso, contro il 51,3 di giugno. Sul risultato pesano i costi più alti delle materie prime che hanno inciso sui profitti delle aziende, e una contrazione della domanda per la prima volta dal maggio dello scorso anno. Si confermano dunque le pressioni al ribasso dell'economia cinese, segnando il rallentamento più marcato del manifatturiero negli ultimi 17 mesi.