AGI - I conti di Eni nel secondo semestre superano le aspettative di mercato, con l'utile netto adjusted che torna ai livelli pre-Covid. E la cedola diventa più generosa: l'amministratore delegato Claudio Descalzi annuncia che anche il dividendo 2021 viene riportato al livello pre-pandemico di 0,86 per azione con il 50% del pagamento previsto a settembre.
Non solo: i target 2021 vengono confermati e addirittura raddoppiati nel caso delle rinnovabili. Il tutto con uno scenario di riferimento che tiene conto di un valore di barile Brent a 65 dollari (inferiore al livello attuale). Grande soddisfazione dell'ad Claudio Descalzi: "Risultati eccellenti", dice sottolineando che è stato superato il consensus di mercato di tutti i business e confermato il progressivo trend di recupero già in atto da tre trimestri.
Ma torniamo ai conti: "E' stato il miglior trimestre degli ultimi dieci anni", sintetizza Descalzi in un'intervista a Class CNBC. Sul conseguimento di questi risultati, il numero uno del Gruppo chiama in causa il miglioramento dello scenario, ma anche altri elementi visto che "abbiamo registrato l'aumento del margine e del free cash flow e la riduzione del debito". Questo perché, spiega l'ad, "abbiamo ottimizzato le attività,, abbiamo perseguito l'efficienza dei costi, e la capacità di catturare tutti i vantaggi che sono venuti dall'aumento del petrolio e del gas".
Cifre alla mano, l'utile netto adjusted è risultato pari a 0,93 miliardi nel trimestre e 1,20 miliardi nel semestre in netto miglioramento rispetto alla perdita del 2020, con una variazione rispettivamente di +1,6 e +1,9 miliardi, "per effetto della migliore performance operativa e della normalizzazione del tax rate (58% nel semestre) dovuta al miglioramento dello scenario upstream e alle migliori previsioni reddituali delle attività green in Italia".
Il dividendo annuale nell'esercizio fiscale 2021 è invece pari a 0,86 euro: cresce di oltre il 100% rispetto al 2020 ritornando a livelli pre-Covid.
"In forte recupero" l'Ebit adjusted di Eni che nel secondo trimestre sale a 2 miliardi rispetto alla perdita di 400 milioni dello stesso periodo 2020. In particolare, l'Ebit adjusted nel I semestre sale a 3,4 miliardi, con un incremento di 2,5 miliardi.
Nel comunicato sui conti semestrali, la società spiega che il risultato di Gruppo rispetto al 2020 è stato trainato da una robusta performance della E&P che registra un EBIT di 1,84 miliardi in aumento di 2,6 miliardi grazie alla ripresa dello scenario energetico e ai minori costi, nonostante 132 mila barili al giorno di minore produzione impattata principalmente dalle manutenzioni.
Il risultato ha inoltre beneficiato di negoziazioni contrattuali con effetto retroattivo; e dal miglior risultato storico della Chimica che registra un EBIT di 202 milioni, in aumento di 268 milioni, per effetto della ripresa economica, del miglioramento dei margini dei prodotti e, in tale contesto, della performance di produzione che ha consentito di cogliere il rimbalzo della domanda, nonché del contributo della chimica verde; solidi risultati del business Eni gas e luce & Renewables con EBIT di 71 milioni, in aumento di 48 milioni, per efficacia dell'azione commerciale, crescita base clienti e migliori margini.
Quanto ai target per quest'anno, Eni conferma una produzione di idrocarburi a circa 1,7 milioni di barili al giorno. Solo nel III trimestre, la produzione attesa è di 1,68 milioni di barili al giorno. Ma è in significativa e forte crescita la capacità rinnovabile installata che ha come obiettivo a fine anno 2 GW, in significativo aumento rispetto alla precedente previsione di circa 1 GW. "Grazie anche alle recenti acquisizioni, si stima che la capacità installata passi dal target iniziale di 0,7 GW a 1,2 GW a fine 2021".
E a proposito degli obiettivi, l'Eni del futuro "l'abbiamo costruita negli ultimi sette anni. La transizione non riguarda solo le rinnovabili ma comprende anche l'economia circolare, le bioraffinerie e le tecnologie che abbiamo costruito e messo in campo in Italia e nel resto del mondo", prosegue l'ad di Eni.
"Sarà un'Eni che avrà una componente upstream soprattutto permeata sul gas e completamente decarbonizzata al 2030 e che vedrà poi una trasformazione completa del comparto della raffinazione e della chimica. Anche se abbiamo più di 10 milioni di clienti, non siamo una multiutility, siamo una società industriale che fa ricerca scientifica e che sviluppa tecnologie. Che cambia pelle, mantenendo i valori forti e le competenze. Ma soprattutto la transizione tecnologica ci permetterà di cambiare e di diventare più puliti, mantenendo comunque la struttura che abbiamo". Sarà insomma un'Eni che "si trasforma - aggiunge Descalzi - ma senza dimenticare i propri investitori, il business e la crescita che resta un fattore essenziale".