AGI - I mercati incrociano le dita e sperano in una fumata bianca nella prossima riunione che i ministri dell'Opec+ terranno oggi a Vienna alle 12.
La nuova politica di produzione sarà al centro del dibattito dopo un compromesso che sarebbe già stato ottenuto tra l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi, una mossa che dovrebbe sbloccare un accordo per fornire più greggio al mercato e raffreddare così i prezzi che continuano a correre.
Lo stop del 5 luglio
I colloqui erano stati interrotti lo scorso 5 luglio dopo che l'Opec + ha preso atto dell'impossibilità di raggiungere un'intesa su un aumento dell'offerta di 2 milioni di barili al giorno tra agosto e dicembre di quest'anno e un'estensione dell'intesa (presa ad aprile 2020) da aprile 2022 a dicembre dello stesso anno.
Le diplomazie, come si dice in questi casi, non hanno perso tempo e si sono messe al lavoro. In particolare Russia e Stati Uniti hanno mediato in questi giorni tra Arabia Saudita ed Emirati Arabi per arrivare a una definizione della disputa. Sullo sfondo aleggia il fantasma di una nuova 'guerra dei prezzi' dopo quella di marzo 2020 che, insieme al Covid, provocò un collasso record delle quotazioni.
Il vertice quindi si era interrotto proprio a causa della disputa tra i sauditi e gli emiratini e domani riprenderanno in via virtuale. L'anno scorso, l'Opec + aveva concordato tagli record alla produzione di quasi 10 milioni di barili al giorno (bpd) per far fronte al crollo della domanda indotto dalla pandemia, tagli che sono stati gradualmente allentati da allora e che ora ammontano a circa 5,8 milioni di bpd, un livello giudicato dagli Emirati Arabi "ingiustamente" basso.
L'ipotesi di un aumento della produzione
Il nodo del contendere riguardava l'ipotesi di aumentare la produzione di petrolio di 4000 mila barili al giorno ogni mese tra agosto e dicembre, ossia un totale di 2 milioni di bpd in più al mercato ed estendere il patto fino alla fine del 2022: in questo modo, i prezzi che sono saliti ai massimi da 2 anni e mezzo potrebbero rallentare la loro corsa. Ma Abu Dhabi ha chiesto di poter pompare di più, e quindi le trattative si sono arenate.
Secondo le ultime indiscrezioni, Emirati Arabi e Arabia Saudita avrebbero però raggiunto un compromesso, facilitando così la ripresa dei colloqui: l'output proposto sarebbe più generoso così come vuole Abu Dhabi che, in cambio, si impegnerebbe a sostenere l’estensione dell’attuale accordo da aprile 2022 fino a dicembre 2022.
Il fallimento del negoziato aveva fatto impennare il greggio al massimo da sei anni con le quotazioni del Wti che hanno sfiorato, brevemente, i 77 dollari al barile. Nell’ultima settimana il prezzo del petrolio ha invece accusato ribassi intorno al 3% per il riaffacciarsi delle preoccupazioni di una contrazione della domanda dovuta alle varianti del Covid, mentre i mercati prezzano la prospettiva di una extra offerta dalla coalizione Opec+ proprio in vista di una intesa tra gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita.
A questo punto, anche se verrà raggiunta un’intesa, non è ancora chiara la tempistica con cui le forniture aggiuntive di greggio potranno essere messe sul mercato.
I rischi per la ripresa economica
Da parte sua, l’Agenzia Internazionale per l’Energia aveva avvertito che senza un aumento della produzione dell’Opec+ il mercato petrolifero si “irrigidirà in modo significativo” con il rischio di ostacolare la ripresa economica.
Secondo l'ultimo report mensile dell'Opec, la ripresa economica migliore del previsto, in particolare negli Stati Uniti, nel primo trimestre dell'anno e il ritmo delle campagne di vaccinazione hanno dato sprint alla domanda di petrolio anche se l'emergere di nuove varianti continua a provocare incertezza sulle proiezioni di crescita.
In questo contesto, si stima che la domanda di petrolio dei paesi Ocse aumenterà di 2,7 milioni di barili al giorno e raggiungerà i 44,7 milioni di barili quest'anno, e l'aumento maggiore della domanda verrà dall'America. Nonostante l'aumento in questione, la domanda di petrolio resterà comunque inferiore di circa 3 milioni di barili rispetto al livello del 2019. La domanda di petrolio dei Paesi non Ocse invece dovrebbe aumentare di 3,3 milioni di barili al giorno, principalmente grazie a Cina e India, un livello comunque inferiore a quello pre-pandemico.
L'Opec ha confermato comunque le sue previsioni di crescita per la domanda mondiale di petrolio a circa 6 milioni di barili al giorno. Pertanto, la domanda globale di petrolio dovrebbe essere di 96,6 milioni di barili al giorno quest'anno.
Secondo il rapporto, l'offerta globale di petrolio è aumentata di 1,1 milioni di barili al giorno rispetto al mese precedente a circa 94,5 milioni di barili nel mese di maggio. La produzione giornaliera di greggio dell'Opec è aumentata di 590 mila barili in tale periodo, raggiungendo il livello di circa 26 milioni di barili.
La quota di produzione Opec è in calo
La quota dell'Opec della produzione mondiale di petrolio è scesa dello 0,3% al 27,6% a giugno. In questo periodo, la produzione di greggio nell'Opec è aumentata maggiormente in Arabia Saudita, mentre il calo maggiore è stato registrato in Iraq. Rispetto al mese precedente, la produzione giornaliera è aumentata di 425mila barili in Arabia Saudita ed è diminuita di 10mila barili in Iraq.
Nello stesso periodo, la produzione di petrolio nei Paesi non Opec è aumentata di 520mila barili a 68,5 milioni di barili. Se guardiamo più in là nel tempo, l'Agenzia Internazionale dell'Energia ha diversi scenari che suggeriscono che la domanda di greggio nel 2030 potrebbe essere di circa 105 milioni di barili al giorno, circa il 5% in più rispetto al periodo pre-pandemia. Al contrario, se i governi decidessero di affrontare con maggiore aggressività il cambiamento climatico, la domanda potrebbe scendere fino a 85 milioni di barili al giorno. Insomma i Paesi produttori hanno cominciato a fare i conti e alcuni vogliono passare all'incasso il prima possibile.