AGI - "Quando si fanno certe affermazioni si vuole fare paura". Lo ha detto il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, intervenendo a Manduria (Taranto) a "Forum in masseria" in replica a una domanda sul blocco dei licenziamenti. "I lavoratori coinvolti dal possibile sblocco", ha aggiunto, "sono 4,5 milioni: 4 milioni nella manifattura e mezzo milione del settore edilizia e lapidei. Ho sentito sindacalisti minacciare licenziamenti fino a due milioni, vorrebbe dire che il 50% del personale dei collaboratori verrebbe licenziato".
"Da gennaio ad aprile la manifattura ha assunto 123.000 persone, siamo in fase di ripresa ed espansiva. Nella manifattura non abbiamo problemi di licenziamenti e continuare a dire che 'se non si fa il blocco dei licenziamenti ci sarà macelleria sociale e scateneremo le piazze', non credo che sia il modo di approcciare il discorso", ha aggiunto Bonomi.
Con lo stop al blocco dei licenziamenti i sindacati lanciano l'allarme di possibili 2 milioni di perdite di posti di lavoro ma, "se vogliamo dare un numero, parliamo di 100.000 persone al massimo ma c'è anche uno strumento per accompagnarle, è il contratto di espansione che abbiamo proposto su cui sono stati fatti passi avanti".
Sul tema "la mediazione del presidente Draghi sia stata saggia ed equilibrata", ha aggiunto il numero uno di viale dell'Astronomia. Nel 2021 avremo una crescita "superiore a quello che è stato dichiarato e credo che sfonderemo il 5%. Sono molto ottimista in questo momento. Le condizioni ci sono tutte se sapremo sfruttarle bene". Ancora: "La crescita dipende da quanto saremo efficaci nell'usare le risorse e fare le riforme".
"Credo ci siano le condizioni per un piccolo miracolo economico, ma neanche troppo piccolo". Lo ha detto il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, intervenendo a "Forum in masseria". Il numero uno di viale dell'Astronomia si e' detto "molto ottimista" e ha aggiunto che "la svolta ci sara' se sapremo fare quelle riforme che il Paese aspetta da 25 anni. Oggi", ha concluso, "ci sono le risorse e un'ampia maggioranza in Parlamento per farle".