AGI - Utilizzare il green pass per accedere in discoteca o nelle sale da ballo potrebbe essere "l'unica via di fuga rispetto a una indefinita situazione che rischia di essere devastante". A dirlo è il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, che alla presentazione del rapporto sulla ristorazione 2020 di Fipe Confcommercio spiega come, pur essendo contrario in linea generale al 'certificato verdè, questo "possa andare bene in alcune situazioni, come ad esempio per la riapertura delle discoteche e le sale da ballo, ma non si deve estendere ad ogni attività".
Il punto sul quale batte il ministro è la certezza e in questo senso, spiega, "il governo ha cercato di prendere decisioni che permettessero di dare una prospettiva di certezza all'attività imprenditoriale" e "l'elemento di fondo è stato il criterio che ha ispirato le nostre decisioni".
In merito alle decisioni prese dalla cabina di regia, sottolinea ancora Giorgetti, "alla fine il risultato è la sintesi di posizioni diverse".
Un fondo gestito da Mise e Mef per settori colpiti da pandemia
Tornando poi a parlare di sostegni ai settori più colpiti dalla pandemia, il ministro spiega che "ci sarà un fondo, gestito da Mise e Mef, dedicato a coloro che anche questo decreto tiene chiusi e che cercherà puntualmente di identificare i soggetti che non hanno la possibilità di fatturare da mesi o anni". E, assicura, "cercheremo di intervenire con una sorta di forfait". Oltre a queste "misure di cura dei feriti dal fronte", come ad esempio il settore della ristorazione, "bisognerà immaginare il momento in cui guardiamo avanti come questo settore potrà essere accompagnato nel post pandemia", chiarisce il ministro.
Se è vero che le imprese della ristorazione sono state "in trincea rispetto all'offensiva del virus" e quella che hanno combattuto è stata una guerra che ha fatto cadere al fronte molte imprese e "molte sono ferite e devono essere curate e messe in condizione di poter tornare all'attività".
La guerra per Giorgetti, "sta forse finendo" e dopo "c'è il momento in cui si risorge e c'è un clima che riporta gioia e serenità" specialmente a questo settore "che ha pagato di più" ma sarà "interprete di questa ritrovata gioia e socialità quando finalmente avremo sconfitto il virus".
Crolla occupazione in Italia, male alloggio e ristorazione
Stando ai numeri del rapporto Fipe-Confcommercio, in questo anno di pandemia è crollata l'occupazione in Italia, penalizzati soprattutto "alloggio e ristorazione" che hanno perso 514.000 posti di lavoro (unità di lavoro).
Un anno di Covid ha ridotto in macerie uno dei settori maggiormente dinamici e attivi dell'economia italiana, quello dei pubblici servizi, spiega il rapporto. In 14 mesi sono stati 'bruciati' il doppio dei posti di lavoro creati tra il 2013 e il 2019 (erano stati 245.000). Inoltre, il 97,5% delle imprese ha registrato nel 2020 un calo del fatturato. Per oltre 6 ristoratori su 10 la riduzione ha superato il 50% del volume d'affari dell'anno precedente.
Mentre per l'85% dei titolari di bar e ristoranti, il settore riprenderà a marciare con decisione, anche se l'incognita resta la data di fine dell'emergenza. Per quanto riguarda il ritorno al livello di fatturato pre-Covid, il 72% degli intervistati si divide equamente tra chi lo ritiene possibile nel 2022 (36%) e chi invece prevede uno slittamento al 2023 (36%).
Resta un 27% di pessimisti che ritiene plausibile un ritorno a pieno regime solo nel 2024. In generale, la speranza è quella che l'effetto rimbalzo dei consumi fuori casa nei prossimi 3-5 anni possa portare un incremento nei consumi pubblici esercizi tale da superare i livelli del 2019.
Due le strade maestre: incrementare i servizi digitali a cominciare dall'home delivery (secondo il 27%) e migliorare la qualità, puntando su una specializzazione identitaria in grado di garantire riconoscibilità a un bar o a un ristorante (per il 27%).