"Sostanziale stazionarietà" delle vendite al dettaglio su base mensile a marzo. Lo rileva l'Istat, che stima una variazione congiunturale pressoché nulla (-0,1% in valore e +0,1% in volume) che sintetizza una crescita per i beni alimentari (+1,9% in valore e +1,7% in volume) e un calo per i non alimentari (-1,6% in valore e -1,1% in volume).
Su base tendenziale, a marzo 2021 le vendite al dettaglio aumentano del 22,9% in valore e del 23,5% in volume. Un risultato - spiega l'istituto - dovuto in particolar modo alle vendite dei beni non alimentari che registrano un fortissimo aumento sia in valore sia in volume (rispettivamente +49,7% e +50,3%); in crescita, seppur in modo più contenuto, anche le vendite dei beni alimentari (+3,7% in valore e in volume).
Il "fortissimo incremento tendenziale - osserva l'Istat nel commento - riflette i livelli particolarmente depressi che avevano caratterizzato marzo 2020, primo mese di chiusura forzata di molte attività commerciali a causa dell’emergenza sanitaria, in particolare nei settori non considerati essenziali. Ne derivano variazioni tendenziali positive eccezionalmente ampie delle vendite di beni non alimentari, con tassi di crescita mai osservati in precedenza per quasi tutti i prodotti e le varie tipologie distributive".
Gli aumenti maggiori riguardano Giochi, giocattoli, sport e campeggio (+110,7%) e Foto-ottica e pellicole, supporti magnetici, strumenti musicali (109,2%), mentre per i Prodotti farmaceutici si evidenzia la crescita di minore entità (+0,7%). Benissimo anche le Calzature e gli articoli di cuoio e da viaggio (+94%) e l'Abbigliamento e pellicceria (+93,9%).
Nel primo trimestre del 2021, in termini congiunturali, le vendite al dettaglio aumentano dello 0,2% in valore e diminuiscono dello 0,3% in volume. Quelle di beni alimentari calano dello 0,6% in valore e dello 0,4% in volume, mentre le vendite dei beni non alimentari crescono in valore (+0,9%) ma segnano una lieve flessione in volume (-0,2%).
L'allarme di commercianti e consumatori
"I dati di marzo sull’andamento delle vendite al dettaglio, solo marginalmente migliori rispetto alle anticipazioni dell’Icc, riflettono sia nel confronto mensile sia in quello annuo gli effetti delle restrizioni che ormai da tempo impone la pandemia. La stasi congiunturale di marzo è derivata, infatti, in larga parte dalle limitazioni imposte per lo svolgimento di molte attività che operano nel 'non alimentare'". Così l’Ufficio Studi di Confcommercio commenta i dati Istat. "Su base tendenziale, l’ampio rimbalzo restituisce l’effetto del maggiore grado di restrizione registrato nello stesso mese del 2020, ciò determinando per molte aree dei consumi variazioni prossime o superiori al 90%. Questo fenomeno ha però garantito un recupero solo parziale delle pregresse perdite. Nel confronto con marzo 2019, infatti, le vendite a volume del comparto 'non alimentare' sono ancora inferiori del 9,3%".
Sulla stessa lunghezza d'onda l'Unione nazionale dei Consumatori, Federdistribuzione e Codacons, che lanciano l'allarme sulla debolezza del commercio al dettaglio. Il rpesidente dell'Unc, Massimiliano Dona, parla di dati "pessimi e scoraggianti" e afferma che E spiega in una nota: "Se il rialzo annuo d'ora in poi sarà sempre ovvio e scontato, visto che da marzo 2020 gli italiani sperimentano il lockdown, e in quel mese c'era stato un tracollo mensile delle vendite in valore del 20,5%, -20,8% considerando gli indici aggiornati ad oggi, -37,2% considerando le sole vendite non alimentari, è invece grave e preoccupante che non ci sia alcun recupero su febbraio 2021". "Insomma - è il ragionamento - se è vero che oggi il rialzo annuo è notevole, lo era anche il crollo dello scorso anno. Quello che conta, invece, è che "l'Italia resta la Cenerentola d'Europa".
Carlo Alberto Buttarelli, direttore Relazioni con la Filiera e Ufficio Studi di Federdistribuzione, sottolinea che "per le aziende del commercio non alimentare, già duramente provate da molti mesi di chiusura, continua il trend negativo. I punti vendita - lamenta - devono poter operare a pieno regime per invertire la rotta e ritrovare la strada della crescita. Per assicurare la tenuta delle imprese, l'occupazione dei propri dipendenti e il supporto alle molte filiere collegate è necessario superare definitivamente la chiusura dei Centri Commerciali durante il fine settimana, tornando alla piena operatività".
"Il 2021 doveva essere l'anno della ripartenza per i consumi - dice da parte sua il presidente Codacons Carlo Rienzi - ma al momento i dati dell'Istat confermano come la spesa degli italiani sia ferma. Il confronto con le vendite del 2020 risulta fortemente alterato dal lockdown totale registrato a marzo dello scorso anno, ma se si analizza l'andamento trimestrale i numeri appaiono deludenti e al di sotto delle aspettative. L'Italia - conclude - continua a vivere una fase di crisi sul fronte dei consumi, legata non solo alle misure anti-Covid, ma a un generale impoverimento delle famiglie causato dall'emergenza sanitaria".