AGI - La sostenibilità dei conti pubblici italiani non è a rischio, ma la pandemia di Covid ha accentuato le disuguaglianze. Lo afferma la Banca d'Italia nel rapporto sulla stabilità finanziaria, precisando però che, "anche dopo la scadenza delle misure di sostegno e delle moratorie, l'impatto della crisi sulle famiglie più vulnerabili non dovrebbe determinare forti rischi".
Secondo il Rapporto di Palazzo Koch, le misure di sostegno alla liquidità e all'accesso al credito delle imprese "sono ancora necessarie", mentre a livello globale permangono elevati rischi per la stabilità finanziaria, malgrado i vaccini per l'incertezza sanitaria. Monito infine di Bankitalia alle banche sul deterioramento dei prestiti.
Sostenibilità dei conti pubblici non è in discussione
"Le misure adottate per contrastare gli effetti economici della pandemia hanno natura temporanea e non mettono in discussione la sostenibilità delle finanze pubbliche italiane", scrive Bankitalia nel rapporto, che spiega: "Tuttavia la stabilizzazione del debito su livelli molto elevati lascerebbe il Paese esposto a rischi derivanti da tensioni sui mercati finanziari". In prospettiva per ricondurre il rapporto tra debito e prodotto su un sentiero di diminuzione, si legge nel dossier sulla Stabilità finanziaria, "serviranno il ritorno alla crescita, condizioni finanziarie distese e, quando la situazione macroeconomica lo consentirà, un graduale e progressivo aggiustamento di bilancio".
Famiglie, pandemia ha accentuato le disuguaglianze
"L’impatto della pandemia sulle condizioni economiche delle famiglie italiane è stato assai diversificato: ha colpito soprattutto gli individui con lavori più instabili e quelli occupati nei settori maggiormente esposti, determinando un significativo aumento della disuguaglianza dei redditi", spiega Bankitalia.
"Nonostante ciò - evidenzia il rapporto - nel complesso la capacità di rimborso dei debiti è rimasta buona, favorita dai bassi tassi di interesse e dalle moratorie. Nel 2020 la flessione del reddito disponibile è stata meno pronunciata di quella del prodotto, grazie agli strumenti di integrazione salariale e alle altre misure di sostegno. Il forte incremento del risparmio che ne è derivato ha alimentato investimenti negli strumenti più liquidi". In prospettiva, tuttavia, "alcuni nuclei più indebitati potrebbero risentire della fase congiunturale", sebbene la quota di debito a rischio di insolvenza resti "comunque bassa".
Secondo le proiezioni del modello di microsimulazione della Banca d’Italia basate su uno scenario coerente con le più recenti previsioni macroeconomiche, alla fine del 2021 la quota di famiglie vulnerabili e l’incidenza dei loro debiti sul totale salirebbero al 2,0 e al 10,6 per cento, rispettivamente.
"Tale incremento", spiega il Rapporto, "rispecchia l’ipotesi del venire meno delle moratorie per le famiglie che avevano ottenuto la sospensione nel 2020 e un aumento del credito, che più che compenserebbero la ripresa del reddito e l’effetto del perdurare di livelli particolarmente bassi dei tassi di interesse". In assenza della possibilità, prevista dai provvedimenti approvati lo scorso dicembre, di richiedere il blocco dei pagamenti per alcune famiglie anche nel 2021, il debito dei nuclei vulnerabili sarebbe risultato superiore di circa mezzo punto percentuale. Nel caso di andamenti macroeconomici più sfavorevoli, il debito a rischio raggiungerebbe l’11,5 per cento del totale, rimanendo comunque su valori contenuti rispetto alla crisi dei debiti sovrani.
Imprese vulnerabili, non ritirare misure sostegno
"Le misure di sostegno della liquidità e dell’accesso al credito sono ancora necessarie: un’uscita prematura potrebbe accrescere le difficoltà delle imprese che hanno buone possibilità di rilancio". Secondo Bankitalia, "in prospettiva una graduale e mirata rimodulazione degli interventi potrà consentire di minimizzare i rischi per la stabilità finanziaria". In generale, rileva il Rapporto sulla Stabilità finanziaria, "i riflessi della crisi pandemica sulla redditività e sull’indebitamento delle imprese sono ampi − nonostante le misure di politica economica adottate e le favorevoli condizioni di accesso al credito − e molto eterogenei tra settori di attività. I rischi derivanti da un aumento della vulnerabilità delle imprese, in particolare nei comparti più colpiti dalla pandemia", avverte via Nazionale, "restano elevati, ma possono essere attenuati dalla ripresa dell’economia e dalle politiche monetaria e di bilancio".
Dal Covid rischi elevati per stabilità finanziaria
"Nei primi mesi dell’anno il quadro macroeconomico globale è migliorato, soprattutto nelle economie avanzate, in seguito all’avvio della campagna di vaccinazione e ai nuovi ingenti interventi delle autorità. I rischi per la stabilità finanziaria rimangono tuttavia elevati - scrive via nazionale - a causa dell’evoluzione ancora incerta della pandemia e delle sue conseguenze economiche". Per Bankitalia, "in Italia, come negli altri paesi dell’Unione europea, le condizioni sui mercati finanziari restano distese".
Per le banche rischi dal deterioramento del credito
"Il peggioramento della qualità dei prestiti - si legge ancora nel report - rappresenta il principale rischio cui sono esposte le banche" che devono dunque "adeguare per tempo i livelli di copertura. Il tasso di deterioramento dei prestiti ha registrato negli ultimi mesi un aumento, in particolare per le esposizioni verso le imprese dei settori più colpiti dalla crisi".
Secondo Palazzo Koch, "è verosimile che le moratorie ancora in essere, la cui incidenza è più alta della media europea, stiano ritardando l’emersione di difficoltà nel rimborso dei prestiti. Le banche", esorta il Rapporto, "devono valutare con attenzione, caso per caso, la posizione delle imprese, attivandosi per sostenere quelle con prospettive di ripresa ed effettuando le necessarie riclassificazioni prudenziali e contabili".
Le rettifiche sui crediti in bonis hanno continuato a crescere, contribuendo alla forte riduzione della redditività nel 2020.
"La situazione di incertezza", avverte via Nazionale, "richiede notevole prudenza e il rafforzamento delle decisioni di accantonamento, soprattutto da parte delle banche meno significative".