AGI - E' nel pieno della bufera il Salone del Mobile 2021 che dovrebbe tenersi a Milano all'inizio di settembre. Alcune delle maggiori aziende vogliono rinunciare a partecipare alla prossima edizione, cosa che ha fatto infuriare il presidente Claudio Luti che ha rassegnato le dimissioni.
Nei prossimi giorni attesa la decisione sulla fiera a settembre
Adesso la decisione su cosa fare, se andare vanti lo stesso con l'organizzazione o far saltare tutto è nelle mani del Cda di Federlegno Arredo Eventi. Sarà il consiglio di amministrazione a decidere le sorti della fiera con una riunione nei prossimi giorni.
Per Luti, la decisione delle aziende che hanno fatto marcia indietro rende "difficoltoso dar vita a una manifestazione di qualità, rappresentativa del Settore nel suo insieme". Per questo motivo, "per il venir meno della volontà di fare squadra" ha lasciato la guida del salone del design più importante del mondo.
Potrebbe essere il Salone della Ripresa
Certo, se saltasse la fiera del design il danno per il Paese sarebbe enorme: l'ex presidente di Federlegno Arredo Emanuele Orsini lo quantificò l'anno scorso, in occasione del primo slittamento imposto dalla pademia, in 1,3 miliardi. Luti ha detto di non condividere "la volontà di rinunciare almeno a provare a definire un percorso concreto per fare quello che potrebbe essere il Salone simbolo della ripresa del Paese. La diversità di visione globale del settore" dunque è la motivazione che lo ha spinto a rassegnare le dimissioni alla vigilia del Cda di Federlegno Arredo Eventi, al quale non ha presenziato avendo rimesso il mandato prima della riunione.
"Non ci sono più le condizioni per perseguire una mia visione di compattezza del Settore" ha aggiunto, spiegando che "è venuta a mancare" la "comune volontà di intenti".
Il dietrofront dei brand italiani
Come si sa molti espositori e buyers stranieri, per le restrizioni anti covid, non parteciperanno al Salone del Mobile in programma dal 5 al 10 settembre. C’è troppa incertezza. E poiché gli espositori stranieri rappresentano circa il 30% del totale, si tratta di numeri significativi. E' la loro assenza avrebbe determinato il passo indietro dei principali brand, che hanno cominciato a chiedersi se valga la pena partecipare a una edizione del Salone, che comunque ha dei costi molto alti per gli stand e tutta l’organizzazione, sapendo che probabilmente sarà sottotono, se non in perdita, in quanto difficilmente la spesa sarebbe ricompensata da nuovi ordini e contratti. Visto anche che l’85-90 per cento del fatturato del Mobile viene dall’estero.
Certo, la situazione oggi è opposta ai tempi pre covid. Prima che il virus cambiasse le nostre vite, nell’aprile 2019 la fiera del design attirò oltre 380mila visitatori da 181 paesi del mondo.
Dopo le indiscrezioni di ieri sulla possibile cancellazione dell’evento fieristico, oggi sono piovute le sollecitazioni dal mondo dell’economia e della politica, affinché il Salone si faccia regolarmente.
Il Salone è fondamentale per la ripartenza, no a passi falsi
Per il presidente di Camera di commercio e Confcommercio Milano Carlo Sangalli "in questa fase delicata della ripartenza è fondamentale evitare passi falsi. Mettere in discussione il Salone del Mobile è un gravissimo errore". La velocità con cui procede la campagna vaccinale e i protocolli di sicurezza “permettono di guardare con ragionevole ottimismo a quella che senza dubbio è “una delle manifestazioni più importanti di Milano, che coinvolge migliaia di imprese e "produce un indotto di oltre 200 milioni di euro". Il Salone 2021 a maggior ragione “dopo lo stop dello scorso anno” ha un “forte valore anche simbolico. La nostra città e il Paese hanno assoluto bisogno di segnali di fiducia per rimettersi in cammino e recuperare al più presto il terreno perduto”.
Conseguenze gravi anche per gli alberghi
Della stessa opinione Maurizio Naro, presidente di Federalberghi Milano che lo definisce “il Salone della ripartenza” con gli “espositori che saranno al centro dell'attenzione internazionale”. “L'annullamento, quest'anno, del Salone del Mobile - conclude -, avrebbe conseguenze molto gravi per il comparto alberghiero in forte sofferenza. A Milano ora sono aperti solo cinquanta alberghi con una percentuale di occupazione delle camere che non supera il 15%”.