AGI - Il ponte sullo stretto di Messina "personalmente è una di quelle cose che mi lascia da tempo perplesso". Lo ha detto il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, intervistato a The Breakfast Club su Radio Capital. "Lì mi sembra da un lato ci sia una situazione di sismicità critica e potrebbe essere un problema importante. Dall'altro probabilmente penserei intanto a potenziare le infrastrutture fondamentali a Sicilia e Calabria", ha spiegato Cingolani, che ha concluso: "Probabilmente in questo momento aspetterei, ma non ho sviluppato una particolare sensibilità o competenza su questa idea. Ne sento parlare da tanti anni come tutti, ma non l'ho mai studiata".
"Le prossime due settimane saranno cruciali", per i progetti del Recovery Plan. "Quando si fanno grandi programmi di questa portata c'è tutta la filiera dell'appalto, e sappiamo quanto sono lente le nostre procedure", ha proseguito Cingolani. "Sappiamo che dobbiamo lavorare molto sulla catena dei permessi. Con il Recovery Plan possiamo trovarci in situazioni imbarazzanti. Se ci mettiamo anni a dare permessi e a mettere in piedi infrastrutture, il rischio è che poi dovremmo restituire i soldi all'Unione Europea, perchè abbiamo tempi certi e stretti", ha concluso.
"Ha fatto bene il ministro Cingolani a esprimere perplessità sulla realizzazione del ponte sullo stretto di Messina ed in particolare con la motivazione legata alla sismicità dell'area e auspico che i dubbi si trasformino in una decisone negativa formale", ha commentato il coordinatore nazionale dei Verdi Angelo Bonelli che aggiunge: "Il ministro Cingolani a questo punto, insieme al suo collega Giovannini, arrivino ad una decisione formale definitiva negativa che chiuda la vicenda ponte non solo relativamente al suo inserimento, impossibile, nel Pnrr ma anche sull'uso dei fondi ordinari dello Stato per finanziarie questa inutile opera che ad oggi ha sperperato quasi 1 miliardo di euro di fondi pubblici tra fantasiosi studi, consulenze e progettazioni".