AGI - Il responsabile di un arbitrato tra Uber e una sua cliente non vedente, ha ordinato al gigante del ride-hailing di pagare 1,1 milioni di dollari alla passeggera dopo che i suoi autisti le avevano rifiutato le corse, o l’avevano maltrattata in 14 occasioni, non volendo trasportare il suo cane guida. L'arbitro ha anche respinto l'argomentazione di Uber secondo la quale l’azienda non sarebbe responsabile per la discriminazione messa in atto da parte dei suoi conducenti perché questi non sono suoi dipendenti.
Uber ha dichiarato di essere fortemente in disaccordo con la decisione.
Lisa Irving, non vedente residente nella San Francisco Bay Area, negli States, aveva portato avanti le sue ragioni legali contro Uber nel 2018. Il portavoce di Uber Andrew Hasbun ha dichiarato a 'Insider': "Siamo orgogliosi che la tecnologia di Uber abbia aiutato le persone non vedenti a individuare e a ottenere corse. Ci si aspetta che i conducenti che utilizzano l'app Uber servano i conducenti con animali guida al seguito e rispettino le norme di accessibilità e le altre leggi, e forniamo regolarmente istruzioni ai conducenti su tale responsabilità".
Ai sensi dell'Americans with Disabilities Act (Ada), è illegale per le aziende di trasporto individuate dalla norma rifiutarsi di trasportare persone con cani guida, ma Uber ha cercato di attribuire la colpa ai suoi conducenti, sostenendo di non essere responsabile di alcuna violazione dell'Ada perché i suoi conducenti sono appaltatori indipendenti. L'arbitro non è stato d'accordo, e ha dichiarato che Uber è responsabile anche per le violazioni dell'Ada a causa della sua "supervisione contrattuale sui suoi conducenti e per la sua incapacità di prevenire la discriminazione attraverso un'adeguata formazione dei suoi lavoratori".