AGI - Le famiglie indebitate hanno fatto ampio ricorso alle moratorie, soprattutto nei primi mesi della crisi generata dalla pandemia. Alla fine del 2020, circa 350.000 famiglie avevano aderito alla moratoria, l’1,5 per cento del totale e il 12 per cento di quelle indebitate. Lo rileva Bankitalia nella nota Covid al titolo 'Impatto delle moratorie sui mutui sulla vulnerabilità delle famiglie'.
"In linea con le condizioni di accesso alla misura - spiega Bankitalia - le richieste di sospensione delle rate sono riconducibili prevalentemente a individui che dichiarano di aver subito un calo del reddito familiare superiore al 25 per cento rispetto al periodo precedente la crisi, che operano nell’industria, nei servizi, nei settori del commercio e della ristorazione o che risiedono nel Nord-Ovest".
Al termine delle moratorie, prosegue l'istituto,"una quota di nuclei familiari che hanno beneficiato della misura potrebbe avere difficoltà a riprendere il regolare pagamento delle rate, poiché la loro capacità di sostenere gli oneri del debito dipenderà dalle condizioni generali dell’economia e dal recupero del reddito individuale. È pertanto cruciale definire il termine delle moratorie e distribuirne gli effetti nel tempo".
E aggiunge: "In assenza delle moratorie, sia la quota di famiglie finanziariamente vulnerabili sia la quota del loro debito sarebbe stata più elevata di oltre un decimo nel 2020, un po’ meno nel 2021. In presenza di un’estensione della durata delle moratorie di dodici mesi rispetto alla scadenza originaria, nel 2021 la quota di famiglie finanziariamente vulnerabili e il loro peso sul debito si ridurrebbero".
Fabi, il Governo chieda all'Ue una proroga
"La moratoria scade a fine giugno e le banche, attualmente, hanno due possibilità: pretendere il pagamento delle rate oppure mettere a sofferenze i clienti insolventi. Con la crisi attuale è impensabile che imprese e famiglie possano ricominciare a pagare i loro debiti. Il problema è serissimo perché impatta socialmente ed economicamente. Se fallisse soltanto il 10% di imprese con i prestiti sospesi, in un istante salterebbero centinaia di migliaia di posti di lavoro. Per risolvere il problema, devono intervenire, con grande incisività e convinzione, governo e Banca d’Italia". Lo ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, commentando lo studio sulle moratorie, intervistato in diretta a La7 durante la trasmissione Coffee Break.
"Ognuno deve fare la sua parte con determinazione - ha aggiunto - il governo deve convincere la Commissione europea, la Banca d’Italia deve agire a livello dell’Autorità bancaria europea (l’Eba) di cui fa parte. Non si possono chiedere soldi a chi, oggi, non ne ha - ha sottolineato Sileoni - identica proroga va chiesta anche per le garanzie statali sui prestiti, anche questa misura scade a giugno. Oltre a prorogare la scadenza, come giustamente sostiene Abi, va allungata la garanzia da 6 anni a 15 anni e va applicata anche per prestiti superiori a 800.000 euro, per le grandi aziende. Questi interventi sono indispensabili per continuare a sostenere il Paese, assicurando liquidità alle famiglie e alle imprese. Bisogna smetterla di rincorrere le situazioni: rincorriamo i tamponi, rincorriamo i vaccini, rincorriamo le altre nazioni sui provvedimenti economici, rincorriamo i gravi problemi sociali del Paese, senza un minimo di lungimiranza. Bisogna, invece - ha concluso - iniziare ad agire anticipando gli eventi.