AGI - Uber garantirà ai suoi autisti in Gran Bretagna lo status di dipendenti, con salario minimo e ferie pagate: si tratta di una prima assoluta per la società statunitense e dà una scossa al modello di piattaforma digitale nel Regno Unito.
Secondo quanto annunciato dal gigante americano del car-booking, tutti i suoi oltre 70.000 autisti nel Paese riceveranno questi benefici dal 17 marzo.
Finora erano considerati come lavoratori autonomi.
Questa decisione viene dopo un'ampia consultazione fatta dall'azienda con i suoi autisti e solo un mese dopo una clamorosa sconfitta nella Corte Suprema.
Il 19 febbraio scorso, infatti, la più alta corte del Regno Unito aveva stabilito che gli autisti potevano essere considerati "lavoratori" e quindi beneficiare dei diritti sociali, pronunciandosi così a favore di un gruppo di circa 20 autisti che sostenevano di averne diritto, visto il tempo trascorso legato alla domanda e il controllo esercitato dal gruppo sulla loro valutazione.
La legge britannica distingue lo status di lavoratori, che possono ricevere il salario minimo e altri benefici, da quello di dipendenti in senso stretto (impiegati), che beneficiano di un contratto di lavoro.
D'ora in poi, gli autisti di Uber nel Regno Unito saranno pagati almeno il salario minimo, avranno diritto a ferie pagate e potranno contribuire a un fondo di risparmio pensionistico, al quale l'azienda contribuirà.
Il salario minimo è di 8,72 sterline all'ora nel Regno Unito, destinato a salire a 8,91 sterline ad aprile.
In media, un autista di Uber guadagna comunque di più, ossia 17 sterline a Londra e 14 nel resto del paese. Non solo, ma manterranno la flessibilità nelle loro condizioni di lavoro: ossia, lavoreranno con Uber quando vogliono.
Gli autisti britannici di Uber godono comunque già di alcuni benefici, come l'accesso gratuito all'assicurazione sanitaria o il congedo parentale.
Da parte sua, l'azienda non ha rivelato il costo di queste misure, che dovrebbe essere sostanziale e pesare un po' di più sulle fragili finanze di una piattaforma che sta soffrendo a causa delle restrizioni dovute dalla pandemia.
I costi peraltro non potranno ricadere sulle tariffe, vista anche la concorrenza che soprattutto a Londra è spietata. Ma concedendo lo status di dipendente, l'azienda si risparmia lunghi procedimenti legali.
Resta da vedere se l'annuncio di Uber faccia da apripista per altre piattaforme digitali nel Regno Unito che sono simboli della gig economy (economia dei "piccoli lavori"), cioè lavori precari e mal pagati.