AGI - Accordo fatto tra Tim e sindacati per 1.300 uscite volontarie entro quest'anno, mentre il più grande gruppo telefonico del paese cerca di rilanciare il suo business in un mercato duramente colpito dalla crisi economica da Covid. I tagli ammonterebbero a circa il 3% dei 42.600 dipendenti di Tim in Italia e sarebbero attuati attraverso uno schema di prepensionamento.
E' stato inoltre concordato un potenziale ulteriore taglio di 178 posti di lavoro da attuare entro la fine del 2023 attraverso uno schema di licenziamento volontario. Con l’accordo del 2019 erano uscite, sempre su base volontaria, circa 2.100 persone e nel 2020 circa 2.500. Le manifestazioni di interesse da parte dei dipendenti sono state sempre significative e superiori rispetto a quelle effettive.
Al 31 dicembre scorso i dipendenti Tim erano pari a 52.347 unità, dei quali 42.680 nel nostro Paese, contro i 55.198 dipendenti di cui la principale compagnia telefonica italiana disponeva al 31 dicembre 2019 (45.266 in Italia), con una riduzione quindi pari a 2.851 unità in 12 mesi (di cui -2.586 unità in Italia).
"L'accordo si inquadra nel più generale processo di revisione del mix generazionale. Ora attendiamo la presentazione ufficiale del piano di impresa. Resta fermo che per noi la reindustrializzazione di Tim e il successo del processo di superamento del digital divide passano per la realizzazione del memorandum siglato fra azienda e Cdp" sulla rete unica, ha commentato Riccardo Saccone, segretario nazionale della Slc Cgil.