AGI - Le economie dei Paesi del Nord Europa hanno resistito agli effetti del coronavirus meglio del previsto, con cali minori che altrove in Europa. Secondo le statistiche ufficiali pubblicate oggi, l'anno scorso la Finlandia ha registrato una contrazione del Pil del 2,9%, la Svezia del 2,8% e la Danimarca del 3,3%.
La Norvegia ha annunciato una contrazione di solo il 2,5% a metà febbraio. La piccola economia dell'Islanda, che è più dipendente dal turismo particolarmente colpito dal virus, è scesa del 6,6%, ma il calo è stato inferiore rispetto a quanto previsto.
Nel complesso, l'Islanda, la Finlandia, la Norvegia e in larga misura la Danimarca hanno tra le migliori situazioni sanitarie d'Europa, la qual cosa ha contribuito ad evitare il confinamento prolungato e pesanti restrizioni nel 2020.
Discorso a parte per la Svezia dove i contagi sono molti, ma il paese nordico ha anche scelto una strategia meno rigorosa contro il virus che come prevedibile, ha avuto meno impatto sul Pil.
Secondo gli economisti, ha favorito la buona resistenza di queste economie anche la minore dipendenza dal turismo e il forte sostegno del welfare state. Con una crescita dello 0,4% nel quarto trimestre rispetto al trimestre precedente, la Finlandia ha limitato il calo annuale del suo Pil al 2,9%, meglio delle previsioni del governo e della Commissione europea, grazie soprattutto al rimbalzo delle esportazioni alla fine dell'anno.
Nel resto della regione, la Danimarca ha registrato una contrazione del 3,3% della sua economia nel 2020, rispetto al 3,7% annunciato a metà febbraio in una prima stima dell'istituto di statistica. La banca centrale si aspettava una contrazione del 3,9%.
Anche la vicina Svezia ha fatto leggermente meglio del previsto nel 2020, con una contrazione del 2,8% del suo Pil, dove il governo prevedeva un calo leggermente maggiore. Al contrario, l'economia si è contratta dello 0,2% nel quarto trimestre del 2020 rispetto al trimestre precedente.
Alla sua prima stima all'inizio di febbraio, ha riportato una crescita dello 0,5%. Il calo del Pil è imputabile per la maggior parte ai consumi e alle scorte.