AGI - Malgrado il rapido recupero, dopo il crollo di marzo e aprile, il 2020 si chiude con una contrazione complessiva dell’export del 9,7%, il peggior risultato dopo la caduta registrata nel 2009. Il calo, dovuto per oltre un terzo a quello delle vendite di beni strumentali, rende noto l'Istat, è esteso a tutti i principali mercati di sbocco: paesi Asean e Opec, Francia e Regno Unito mostrano le flessioni più marcate; all’opposto, è molto contenuto il calo dell’export verso la Cina.
A incidere è stato soprattutto il crollo delle esportazioni di macchinari e apparecchi (-12,6%), prodotti petroliferi raffinati (-42,1%) e articoli in pelle, escluso abbigliamento, e simili (-20,8%). Risultano in aumento le vendite di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+3,8%) e prodotti alimentari, bevande e tabacco (+1,9%). L’import è diminuito nel 2020 del 12,8%.
L’avanzo commerciale si è attestato a 63,577 miliardi (+86,125 miliardi al netto dei prodotti energetici). Nel 2019 era stato pari a +56,116 miliardi.
A dicembre 2020 l'Istat stima una flessione congiunturale per entrambi i flussi commerciali con l’estero, più intensa per le esportazioni (-3,8%) che per le importazioni (-1,1%). La diminuzione su base mensile dell’export è dovuta al calo delle vendite sia verso i mercati extra Ue (-3,9%) sia verso l’area Ue (-3,7%).
Nell’ultimo trimestre del 2020, rispetto al trimestre precedente, l’export cresce del 3,3%, trainato soprattutto dalle maggiori vendite di beni strumentali e beni intermedi. Nello stesso periodo, l’import aumenta del 4,3%.
L'export registra a dicembre una crescita tendenziale del 3,3% (da +1,1% di novembre), dovuta all’aumento delle vendite sia verso i mercati extra Ue (+4,1%), sia verso l’area Ue (+2,4%). L’import segna una flessione dell’1,7, determinata soprattutto dal calo degli acquisti dall’area extra Ue (-3,2%).
Tra i settori che contribuiscono maggiormente all’aumento tendenziale dell’export si segnalano metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+21,8%), mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (+28,5%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (+7,8%) e autoveicoli (+11,0%). I maggiori cali riguardano prodotti petroliferi raffinati (-35,6%), articoli in pelle (-11,1%) e articoli di abbigliamento (-9,6%).
Su base annua, i paesi che contribuiscono in misura più ampia all’incremento dell’export sono Germania (+7,7%), Stati Uniti (+7,9%), Regno Unito (+12,5%) e Cina (+18,3%). In diminuzione si segnalano le vendite verso paesi Opec (-13,1%), Giappone (-9,7%) e Spagna (-2,7%).
Il saldo commerciale di dicembre è positivo per 6,844 miliardi di euro, con un aumento di 1,780 miliardi rispetto allo stesso mese dell'anno prima.
I prezzi all’importazione aumentano a dicembre dello 0,7% su base mensile e diminuiscono del 4,4% su base annua. Il nuovo rialzo congiunturale è dovuto alle dinamiche di energia e beni intermedi. Nella media del 2020, i prezzi registrano una marcata flessione (-5,1%), la più ampia dal 2009; al netto dell’energia, la flessione è dell’1,2%.