Per l'introduzione dell'euro digitale "saranno necessari realisticamente 4 o 5 anni. Dovremo inoltre consultare le altre istituzioni e autorità europee. La Bce ha costituito un gruppo di lavoro con la Commissione europea". Lo ha detto, in un'intervista a Der Spiegel, Fabio Panetta, membro dell'esecutivo della Bce.
"Non siamo in ritardo - ha aggiunto - stiamo procedendo al passo con le altre principali banche centrali. Il mercato si evolve rapidamente, ma noi dobbiamo essere certi al 100% di offrire un prodotto della massima qualità. E ciò richiede tempo". In ogni modo, ha precisato, una sperimentazione simile a quella che sta conducendo la Banca centrale cinese "potrebbe essere una possibilità. Sarebbe certamente prudente sperimentare l’utilizzo dell’euro digitale in diverse città".
All'inizio dell'estate - ha aggiunto Panetta - presenteremo i risultati della nostra analisi esplorativa al Consiglio direttivo della Bce, che deciderà se proseguire l’iniziativa. In caso di una risposta positiva, si darà avvio al lavoro volto a individuare l’ambito operativo e la soluzione tecnica da adottare per l’euro digitale. Ci vorranno almeno 18 mesi. Successivamente il Consiglio direttivo della Bce dovrà adottare un’altra decisione, al fine di avviare la fase realizzativa della soluzione prescelta".
"I cittadini - ha detto ancora Panetta - usano sempre meno il contante ed effettuano sempre più pagamenti digitali, al supermercato come online. Oggi un europeo su due preferisce pagare con strumenti digitali, secondo una tendenza in atto da tempo e accelerata dalla pandemia. Oltre che il contante, i consumatori richiedono, in misura crescente, mezzi di pagamento digitali efficienti, in grado di garantire la riservatezza e utilizzabili ovunque nell’area dell’euro. Noi vogliamo essere pronti a rispondere tempestivamente a tale esigenza, che secondo gli esperti proseguirà, rafforzandosi".
Sul funzionamento dell'euro digitale, Panetta non si sbilancia: "I dettagli non sono stati ancora definiti, abbiamo appena concluso la nostra consultazione presso il pubblico. Ma l’obiettivo di un eventuale euro digitale dovrebbe essere quello di fornire un’alternativa agli altri strumenti di pagamento digitali caratterizzata da semplicità, universalmente accettata, sicura e affidabile. E il contante non sparirebbe".
La Bce non ha neanche deciso dei limiti agli importi di euro digitale che ciascuno può detenere. "In teoria no - spiega Panetta - Come per il contante e a differenza degli altri strumenti di pagamento, l’euro digitale rappresenterebbe un’attività dei risparmiatori nei confronti della banca centrale e non nei confronti di banche private. Tuttavia le banche ricoprirebbero un ruolo importante nella distribuzione, non dissimile da quanto accade per il contante, che i cittadini prelevano dagli Atm o dagli sportelli bancari".
Sulla possibile concorrenza tra Bce e banche commerciali, "abbiamo esplicitamente chiarito in più occasioni che vogliamo interagire con le banche in qualità di partner, non come concorrenti. Intendiamo fornire un mezzo di pagamento – una moneta esente da rischi – non servizi finanziari. Questi ultimi sono forniti dalle banche commerciali; sarebbe assurdo se cominciassimo a farlo noi. Peraltro, i cittadini già oggi decidono se pagare in contanti, con carta oppure online. In futuro, se lo vorranno, avranno uno strumento di pagamento digitale in più".
Inoltre "potremmo consentire di detenere euro digitale soltanto entro un certo limite, oppure scoraggiarne l’accumulo offrendo rendimenti penalizzanti oltre tale limite. Ad esempio, il limite potrebbe aggirarsi intorno ai 3.000 euro, un importo sufficiente a coprire l’ammontare di contante già oggi detenuto dalla maggior parte delle persone. Ma di questo stiamo ancora discutendo".
Rispetto a strumenti di pagamento digitali come Apple Pay, Google Pay and PayPal, che sono già in uso, l'euro digitale, potrebbe tutelare di più i cittadini. "Abbiamo ricevuto 8.000 risposte nell’ambito della fase di consultazione - spiega Panetta - La maggiore preoccupazione dei cittadini è la tutela dei propri dati, della privacy. Ritengono importante evitare un uso improprio dei loro dati personali: una garanzia che può essere offerta in pieno dalla banca centrale. Inoltre, la possibilità di ricorrere alla moneta della banca centrale evita la dipendenza nei confronti di fornitori che potrebbero dominare il mercato dei pagamenti e sfruttare il proprio potere di mercato al fine di innalzare le commissioni a carico dei consumatori".
Sui social network, precisa Panetta, "si pubblicano anche foto. Ma di sicuro nessuno pubblica i propri estratti conto o proprie coordinate bancarie. La Bce può assicurare ai cittadini la tutela della privacy poiché non ha fini commerciali nello sfruttamento dei dati personali. E, come ho detto, non intendiamo offrire l’euro digitale per accrescere i nostri profitti: un ulteriore vantaggio per i cittadini".
I fornitori privati, precisa Panetta, non chiedono agli utenti il pagamento di un corrispettivo, "ma ricavano un margine dai venditori, dalle società emittenti di carte di credito o dalle banche e quindi indirettamente dagli utenti, poiché tali costi finiscono per gravare sui prezzi dei beni acquistati". "Sono sicuro - aggiunge - che le persone si accorgeranno (di questi costi indiretti, ndr.) quando vedranno diminuire le commissioni a loro carico. Nessuno sarà obbligato a pagare in euro digitale. Vogliamo però dare a tutti la possibilità di utilizzare un mezzo di pagamento sicuro ed esente da costi, accettato in tutta l’area dell’euro. Proprio come le banconote in euro, ma sotto forma digitale".