AGI - Il Brent che passa di mano a 60 dollari al barile (e oltre), rappresenta un obiettivo sempre più a portata di mano. Ne sono convinti gli analisti, alla luce del fatto che nelle prime settimane dell'anno il greggio sul mercato di Londra ha guadagnato quasi 8 dollari da un anno all'altro e che si tratta del miglior inizio d'anno (in termini assoluti) da quando il future è stato lanciato più di 30 anni fa. In termini percentuali, il Brent è salito di circa il 16%, il miglior inizio d'anno dal 2001 mentre solo nell'ultima settimana è aumentato di circa il 6%.
Ora a Londra un barile del greggio North Sea viene scambiato sopra i 59 dollari, grazie alle speranze di una ripresa economica più rapida e ai tagli all'offerta da parte dell'Opec+. Ieri i future sono saliti di 50 centesimi per stabilirsi a 59,34 dollari al barile dopo aver toccato il massimo dal 20 febbraio a 59,79 dollari mentre il giorno precedente cioè venerdì scorso, il prezzo ha toccato il massimo da un anno a questa parte dopo essersi avvicinato ai 60 dollari al barile.
Il prezzo dell''oro nero' è stato anche supportato dai mercati azionari statunitensi che hanno raggiunto livelli record. Bene anche il greggio Usa: i futures hanno guadagnato circa il 9% questa settimana, il più grande rialzo percentuale da ottobre, in parte a causa delle scorte statunitensi che la scorsa settimana sono scese ai minimi da marzo.
Tornando al Brent, come spiega Edward Moya, analista di mercato senior di OANDA a New York, si punta al livello dei 60 dollari, ora che l'Opec+ ha alleviato la maggior parte delle preoccupazioni sull'offerta mentre aumenta l'ottimismo per le campagne di vaccinazione. "I fondamentali rimangono solidi, ma un consolidamento sembra probabile dato il recente aumento" ribatte l'analista che si mostra comunque prudente su prossimi aumenti record.
"L'ultima volta che il Brent è stato scambiato a 60 dollari al barile, la pandemia non aveva ancora preso piede - evidenzia- non c'erano restrizioni e la domanda di carburante era molto più alta. Il lancio dei vaccini contro il Covid-19 ha alimentato le speranze di crescita della domanda, ma anche i più ottimisti non si aspettano che il consumo di petrolio torni ai livelli pre-pandemia fino al 2022".
"Ciò che oggi sta davvero aiutando il mercato, ed è una ragione più valida per l'aumento dei prezzi che vediamo, viene ancora una volta dall'Arabia Saudita e dalla sua Aramco", ha sottolineato invece Bjornar Tonhaugen, capo dei mercati petroliferi di Rystad Energy. Aramco ha aumentato il suo prezzo ufficiale di vendita (OSP) Arab Light all'Europa nord-occidentale per marzo di 1,40 dollari al barile dal mese precedente. Secondo Tonhaugen, questo potrebbe segnalare che l'Arabia Saudita è più fiduciosa nelle prospettive della domanda, alimentando così il sentimento rialzista.
Di certo, l'Opec + grazie alla loro politica di riduzione dell'offerta, confermata nella riunione di mercoledì scorso, hanno aiutato a risollevare i prezzi. "La politica dell'OPEC+ è stata un vero e proprio successo", ha osservato Michael McCarthy, chief market strategist di CMC Markets. Anche gli Stati Uniti, primo produttore al mondo, si stanno lentamente riprendendo come dimostra il numero delle piattaforme petrolifere statunitensi, un primo indicatore della produzione futura, che è aumentato al ritmo più alto da maggio anche se il ritmo del recupero sara' lento e la produzione di greggio negli Usa non superera' il suo record del 2019 di 12,25 milioni di barili al giorno fino al 2023.