AGI - Confindustria non fa scelte sui nomi ma serve un governo serio, autorevole e competente. Lo afferma il numero uno degli industriali, Carlo Bonomi, a in Mezz'ora in piu', su Rai Tre. "Confindustria non fa scelte di persone e di partiti. Ci riconosciamo nelle priorità che ha dato il Presidente della Repubblica, dobbiamo affrontare le tre cirisi" sanitaria, economica e sociale "sono importanti le caratteristiche del governo".
"Siamo molto rispettosi delle scelte dei partiti, per noi sono importanti le caratteristiche" del governo che verrà ma questo dovrà essere "serio, autorevole e competente", aggiunge perché gli industriali auspicano "un'azione di governo efficace".
L'eccezione per Gualtieri
Bonomi tuttavia fa un'eccezione e un nome lo fa. "Credo che alcune persone del governo debbano essere mantenute, faccio riferimento al ministro dell'Economia" perché "non ci possiamo permettere cambianti in corsa, serve stabilità", spiegando che il suo giudizio su Roberto Gualtieri "è di metodo e di merito. Ricordiamoci che quel che portiamo a casa con il Recovery è merito suo".
Con Gualtieri, ha sottolineato ancora Bonomi, "su molti argomenti non siamo stati d'accordo, fa parte della dialettica di un Paese. Cerchiamo di convincerlo della bontà delle nostre idee, ha sempre ascoltato, ha dimostrato capacità di comprendere i temi, molte volte non è andato nella direzione che auspicavamo, ma questo non vuol dire che non sia una riserva della Repubblica".
Ascolto sul Recovery
Sul Recovery fund Confindustria auspica ascolto dal nuovo governo, "ma vero". Il precedente esecutivo, aggiunge, "si era arroccato su se stesso. Ho sentito recentemente il premier, abbiamo un ottimo rapporto personale che però non si è trasformato in un rapporto che ha dato sostanza alle misure per il Paese".
Bonomi poi apre al blocco dei licenziamenti nei settori più in crisi. "Laddove ci sono dei settori che hanno grosse sofferenze o che per decreto di Stato sono chiusi, lì dobbiamo intervenire con la cassa Covid gratuita e mantenere il blocco dei licenziamenti", osserva. "Sui settori che potrebbero avere una ripresa - aggiunge - chiediamo la possibilità di liberare, anche perché i dati dimostrano che noi, unico Paese europeo ad aver adottato il blocco dei licenziamenti, abbiamo perso 660 mila posti di lavoro, e non abbiamo ancora visto qual è la soluzione per l'uscita".
No alla patrimoniale
Chiusura invece sulla patrimoniale misura che ogni tanto si riaffaccia nel dibattito politico. "Una patrimoniale non risolve nulla". "Il governo deve pensare a come far ripartire il Paese e a come farlo crescere. Ci deve essere un'ossessione alla crescita, e non vedo questo governo concentrato su questo tema".