AGI - Quasi amici. Già nei mesi scorsi, Apple e Facebook non se le sono mandate a dire: adesso il bisticcio tra due delle maggiori società tecnologiche è arrivato, nero su bianco, sui bilanci. Nella trimestrale, Menlo Park ha indicato la Mela come uno dei responsabile di un probabile rallentamento della crescita nel 2021. E durante la conferenza dedicata agli analisti, Mark Zuckerberg ha definito per la prima volta Apple “un concorrente”.
Le trimestrali di Apple e Facebook
Apple e Facebook hanno annunciato i propri risultati in contemporanea. La Mela ha superato per la prima volta la soglia dei 100 miliardi di ricavi (a 111,4 miliardi), con vendite in crescita del 21%. L'iPhone è stato un successo, ma tutti i prodotti hanno registrato un progresso.
Facebook ha chiuso il 2020 con una trimestrale oltre le attese: utile netto di 11,2 miliardi di dollari, in crescita del 53% anno su anno; ricavi poco oltre i 28 miliardi (+33%). Gli utenti quotidiani sono 1,84 miliardi (l'11% in più) e quelli mensili 2,8 miliardi. Due terzi di chi accede almeno una volta al mese lo fa ogni giorno: un rapporto costante, che conferma come l'affezione degli utenti nei confronti della piattaforma resti solida. Così come solida è la capacità di monetizzarla: in media, Facebook ha ricavato da ogni utente oltre 10 dollari (quasi un quinto in più rispetto al quarto trimestre 2019).
Apple soffia, “venti contrari” a Menlo Park
Più che i numeri, però, questa volta hanno pesato le parole. Il responsabile finanziario di Facebook, David Wehner, ha spiegato che il 2021 sarà un anno di “significativa incertezza” e “venti contrari”. Se da un parte la pandemia ha spinto servizi e prodotti digitali, nel primo semestre la crescita del fatturato dovrebbe rimanere “stabile” o essere “in leggera accelerazione”, condizionata dalla “ridotta domanda di pubblicità”. Ma non solo: le “correnti avverse” includono “l'evoluzione del panorama regolatorio” e “i cambiamenti di piattaforme come iOS 14”. Il nuovo sistema operativo di Apple dà agli utenti maggiori possibilità di intervenire sulla propria privacy, mettendo (in parte) a rischio la fonte su cui Facebook campa: i dati. Per quanto gli effetti non siano chiari, Wehner si attende un impatto visibile attorno dalla fine del primo trimestre.
L'accusa di Zuckerberg
A metterci il carico ci ha pensato Mark Zuckerberg. “Guardiamo a Apple come uno dei nostri maggiori concorrenti”. Cupertino ha app di messaggistica e videochiamate, come FaceTime, in parte avversarie di WhatsApp. Ma non ha un social network. E allora perché concorrenti? Lo sono nella gestione della privacy degli utenti e, di conseguenza, in quella dei dati. “Apple – ha affermato Zuckerberg – è incentivata a utilizzare la sua posizione di piattaforma dominante per interferire nel modo in cui le nostre app funzionano e favorire le proprie, cosa che loro fanno regolarmente”. Un'accusa frontale: dietro il marchio della privacy ci sarebbe una questione di convenienza, perché è Apple a controllare i rubinetti dai quali sgorgano le informazioni.
La concorrenza è nei dati
All'inizio del 2019 Facebook aveva definito per la prima volta “concorrente” Amazon: il gruppo di Jeff Bezos, che tra la maggior parte degli incassi dall'e-commerce, sta crescendo rapidamente anche nel campo pubblicitario. E se la piattaforma che pubblicizza è anche quella che vende, per Facebook potrebbe essere un problema. Per non parlare di Google, altra società che (da sempre) si basa sulle sponsorizzazioni.
Le parole di Zuckerberg non sono, quindi, solo un attacco ma evidenziano un cambio di paradigma: le grandi compagnie tecnologiche (molto diverse per settore e composizione dei propri bilanci) hanno ampliato a tal punto il proprio raggio d'azione da superare i tradizionali comparti. Non più social contro social, e-commerce contro e-commerce e sistemi operativi contro sistemi operativi. Apple, Google, Facebook e Amazon giocano su aree diverse, che però si intersecano in un campo comune (sempre più vasto): la gestione e l'analisi dei dati.