AGI - “È davvero singolare che mentre si è di fronte al più grande accordo finanziario e industriale europeo, il governo italiano, dopo aver concordato un ingente prestito, rischi di fare da spettatore e la maggioranza stia morendo di tattica nel discutere sulla composizione dell’eventuale nuovo esecutivo”. “Questo è grave”, sottolinea il segretario della Cgil Maurizio Landini in un’intervista a la Repubblica parlando delle nozze tra Fca e Peugeot confluite in Stellantis, una nuova società. Landini sostiene che “sono almeno dieci, quindici anni che i governi non si sono occupati di politica industriale, hanno lasciato che fossero le regole del mercato a guidare con i risultati che vediamo” e “senza una politica di sistema – teme – quell’intesa non produrrà gli effetti necessari”.
Poi Landini sottolinea che “sicuramente siamo di fronte a un passaggio storico perché quello che ha portato a Stellantis “è il più grande accordo finanziario e industriale tra soggetti privati che si è realizzato in Europa. Il tutto in un settore strategico come quello della mobilità”. Pertanto per Landini “torna la centralità industriale della produzione di mezzi per il trasporto di persone e merci. E questo accade mentre l’Europa ripensa, con il Next Generation Eu, le logiche della mobilità, della sostenibilità ambientale e digitale mettendo a disposizione degli Stati miliardi di euro come non se ne erano mai visti, in una logica, in più, di condivisione del debito”. Un accordo che si prefigura come un opportunità, dunque, ma per coglierla “occorre fare sistema, cosa che fin qui non si è visto”, precisa il segretario Cgil, che invita: “Ciascuno faccia la sua parte: l’impresa investa sull’innovazione, la qualità del lavoro e l’occupazione; il governo fissi le linee di politica industriale necessarie in una logica europea”. Perché “tutto si lega: la politica industriale con le energie rinnovabili; la formazione del lavoro con la qualità della produzione”.
Tant’è che per Landini “Questa è un’occasione anche per ridisegnare la stessa filiera della componentistica perché la lunga catena del valore che si è imposta nei decenni del neoliberismo ha mostrato tutti i suoi difetti proprio durante questi mesi terribili del coronavirus”. Basti pensare “solo al problema della produzione della batterie per l’alimentazione delle auto elettriche”, conclude il segretario sindacale, che guarda all’accordo con questa prospettiva: “Deve dare impulso a scelte strategiche per cambiare il nostro sistema della mobilità, che vuole dire non solo l’auto, ma anche il trasporto pubblico locale, i treni, le navi, il sistema infrastrutturale. Tutto ciò richiede la presenza in campo di gruppi che non casualmente sono controllati dal pubblico: Enel, Eni, Snam, Terna. Sulla mobilità e sulle energie rinnovabili ci giochiamo il futuro”.