AGI - Il gas estratto dai giacimenti dell’Azerbaijan è giunto per la prima volta in Italia attraverso il metanodotto Tap (Trans adriatic pipeline) con terminale a San Foca di Melendugno, sulla costa adriatica del Salento. A renderlo noto è la multinazionale Tap che ha realizzato l'infrastruttura.
Il gas ha iniziato a fluire fisicamente oggi all’interno della conduttura, raggiungendo Grecia e Bulgaria attraverso il punto di interconnessione con la rete Desfa, a Nea Mesimvria, mentre in Italia l’arrivo del metano è avvenuto grazie al punto di interconnessione tra Tap e Snam Rete Gas a Melendugno (Lecce). Il tutto è stato possibile dopo l’avvio delle operazioni commerciali per la distribuzione del metano, avvenuto lo scorso 15 novembre.
Quattro miliardi di euro è costato il tratto tra la Grecia e l’Italia, 400 milioni circa i lavori nel Salento, 10 miliardi di metri cubi di gas la capacità di trasporto. Coinvolte imprese importanti tra cui Saipem per la posa in mare. I tubi offshore sono stati posizionati da metà febbraio sino a maggio scorso. Il microtunnel da 1564 metri che attraversa la spiaggia di Melendugno, è stato invece ultimato l’anno scorso.
Snam si è impegnata nella connessione del Prt e degli impianti di Melendugno alla rete nazionale che avviene al punto di allaccio di Mesagne, in provincia di Brindisi. È un collegamento, via tubo, di circa 55 chilometri. Insomma, oggi il gas estratto dai giacimenti dell’Azerbaijan è giunto per la prima volta in Italia attraverso il metanodotto Tap (Trans adriatic pipeline) con terminale a San Foca di Melendugno, sulla costa adriatica del Salento. Quindi possiamo dire che il Tap è finalmente ultimato.
Un'opera nata tra le polemiche
La storia del gasdotto Tap è costellata di polemiche, anche politiche, e dalla ferma opposizione di un tenace comitato di cittadini che da sempre si è opposto alla realizzazione dell'infrastruttura, talvolta arrivando anche allo scontro con le forze dell'ordine. A San Foca di Melendugno (Lecce), sulla costa orientale del Salento, dove è stato realizzato il terminale del gasdotto, numerose sono state le iniziative di protesta del comitato No-Tap, le cui frange più determinate hanno tentato spesso di ostacolare le attività del cantiere con veementi proteste, sit-in, presidi ininterrotti, anche notturni.
In diverse occasioni, per ostacolare il transito dei mezzi in entrata e in uscita dall'area di cantiere, si è fatto ricorso alle barricate, realizzate anche utilizzando le pietre dei caratteristici muretti a secco che delimitano le strade interpoderali delle campagne salentine. Lo stesso sindaco di Melendugno, Marco Potì, si è opposto fin dall'inizio del suo mandato alla costruzione del terminale a San Foca, ricorrendo, peraltro, anche ad iniziative giudiziarie.
Lo scontro è approdato nella aule giudiziarie del Tar, dove Comune di Melendugno e Tap si sono dati più volte battaglia a colpi di ricorsi. La proposta di spostare il punto di approdo più a nord, nel Brindisino, sostenuta anche dal governatore della Puglia, Michele Emiliano, non ha avuto alcun seguito. Le polemiche hanno investito anche il Movimento 5 Stelle, dapprima contrario al progetto Tap, ma che una volta divenuto forza di governo, nel 2018, diede il via libera al gasdotto.
Fu il premier Giuseppe Conte a spiegare pubblicamente che Tap non poteva essere bloccato, in quanto non erano stati riscontrati nel progetto “elementi di illegittimità” e che opporsi all'opera avrebbe significato sostenere “costi insostenibili”. Peraltro, la Commissione europea, il Parlamento europeo e il Consiglio europeo hanno riconosciuto Tap come "Progetto di interesse comune" (Pci) secondo le linee guida Ten-E (Trans European Energy Infrastructure). Il Tap è stato considerato funzionale alla creazione del cosiddetto Corridoio meridionale del gas, programma strategico di politica energetica.
In precedenza, nel settembre del 2016, la Procura di Lecce chiese l’archiviazione dell'inchiesta relativa alla procedura seguita dal Ministero dell'Ambiente per il rilascio della Valutazione di impatto ambientale, non rilevando irregolarità. Nel gennaio scorso, il gip di Lecce, Cinzia Vergine, archiviò, su richiesta della Procura del capoluogo salentino, l'indagine che ipotizzava una presunta truffa di Tap Italia per non avere sottoposto il gasdotto in costruzione alla direttiva Seveso per la prevenzione dei grandi rischi.