AGI - Il Recovery Plan è un'occasione storica e non va sprecata. In una lettera inviata ai presidenti delle associazioni di Confindustria, il presidente di viale dell'Astronomia Carlo Bonomi sottolinea che "nessun Governo della storia intera della Repubblica, nemmeno ai tempi del piano Marshall guadagnatoci da De Gasperi ed Einaudi, nessun precedente Esecutivo ha avuto la possibilità storica di decidere in una sola volta dell'utilizzo di oltre 200 miliardi di euro per un quinquennio a venire".
"Ma - sottolinea - se perdiamo questa occasione storica e ce la giochiamo male, tra bonus elettorali e governance in mano ai partiti e ai loro cronici mal di pancia, vuol dire che gettiamo le basi per perdere altre posizioni nel mondo. Per anni e anni a venire. Penso di poter dire a nome di tutti Voi, per le tante assemblee cui ho partecipato in questi sei mesi, che noi non vogliamo assistere impotenti a un esito di queste proporzioni. Noi non possiamo rassegnarci a un Recovery Plan figlio solo delle tensioni tra i partiti. Di sicuro non si interromperà la nostra funzione di stimolo e proposta costruttiva".
Bonomi spiega che "all'Italia servono massicci investimenti, non sussidi e spesa corrente. Va spezzata la spirale che ha fatto sempre più scendere gli investimenti pubblici. Pochi ricordano che quelli privati sono sempre risultati superiori, negli ultimi anni".
Quindi il presidente di Confindustria osserva che "il PNRR si propone di portare l'investimento pubblico sul PIL al 3,4%, dal 2,2% cui era sceso per i tagli della lunga serie di anni recenti in cui è stata preferita la crescita della spesa corrente. Un obiettivo insufficiente, e non solo per il rischio di non riuscire a utilizzare nei tempi previsti i fondi straordinari e ordinari europei".
Dalla bozza di PNRR del Governo emerge un "dato preoccupante: si prevede di utilizzare tutti i soldi delle sovvenzioni - circa 80 miliardi - per finanziare spesa addizionale mentre solo una parte dei "prestiti" sarà usata a tale scopo. La parte restante, infatti, servirà a finanziare spesa già prevista, sperando che sia in linea con i criteri di NG - UE".
"Dopo aver trionfalmente detto innumerevoli volte negli anni scorsi che il debito pubblico aggiuntivo non era un problema perché l'Italia è solvibilissima, aver sinora persino rifiutato i 36 miliardi del MES privo di condizionalità da destinare a spese sanitarie dirette e indirette dovute ai lockdown, aver affermato infondatamente che era più conveniente la via di debito nazionale visti gli acquisti straordinari protratti dalla BCE, ora dalla bozza del PNRR abbiamo appreso improvvisamente che invece no. Avevamo così tanta ragione per anni a batterci contro la corsa del debito che ora dobbiamo usare oltre il 40% delle risorse europee straordinarie, non per sfruttarne appieno la potenzialità di stimolo a investimenti aggiuntivi, ma per swappare debito già esistente e contenerne la galoppata".Carlo Bonomi
Secondo Bonomi, "è un prezzo amarissimo da pagare a decenni di errori nelle politiche di bilancio pubbliche, sotto successivi governi di ogni formula e colore politico".
"Nella Legge di Bilancio e nelle 124 pagine della bozza di PNRR su cui il Governo è diviso c'è la ripresa di Industria 4.0, il cui congelamento ci aveva riportato in recessione già a fine 2019. Ma questo intervento da solo non basta se non accompagnato da interventi significativi per rispondere ai bisogni di nuove competenze, per sostenere il tessuto imprenditoriale nelle sfide ambientali ed energetiche, per accompagnare e sostenere gli impatti sul lavoro e sull'occupabilità delle persone derivanti dall'uso delle nuove tecnologie, solo per fare alcuni esempi. L'Italia si è retta negli anni di crisi grazie ai successi della manifattura italiana e alla sua ascesa nelle catene globali del valore".Carlo Bonomi
"Il più del nostro export è della manifattura, come il più degli investimenti, il cui traino è stato all'origine della ripresina 2015-17, quando Industria 4.0 fu ideata grazie al nostro supporto. Questa consapevolezza deve essere il cuore delle scelte per il Recovery Plan" prosegue Bonomi aggiungendo: "Finché non estenderemo la produttività della manifattura a quella dei servizi di mercato, e non, che la mantengono negativa, i margini per la crescita della domanda e dei consumi interni saranno limitati. È la manifattura la locomotiva dell'Italia, un patrimonio da difendere e come tale va considerata nelle priorità degli investimenti necessari. Centralità della manifattura significa partire da una visione strategica delle maggiori filiere industriali italiane. Da sostenere nelle catene di fornitura europea, a cominciare dalla forza che già vantiamo in Germania e Francia. Da potenziare nell'interdipendenza intersettoriale che hanno esteso sul mercato domestico. E nella servitizzazione, che genera sempre nuova domanda di servizi avanzati".