Era da inizio marzo, e quindi da prima che iniziasse il lockdown per la pandemia di Covid, che il Brent non superava la soglia dei 50 dollari al barile. Prima dello scoppio della pandemia da Covid 19 e delle conseguenti chiusure delle attività in tutto il mondo. E precedentemente alla rottura delle trattative tra i membri Opec+ che innescò la 'guerra dei prezzi' tra Russia e Arabia Saudita. I due fatti combinati provocarono una 'tempesta perfetta' nel settore petrolifero provocando un crollo delle quotazioni mai visto prima con i contratti Wti in negativo.
Dopo nove mesi complice l'ottimismo legato ai passi avanti sul fronte dei vaccini anti-Covid che dovrebbe far riprendere la domanda globale il Brent torna a respirare. Attualmente sulle ali dell'entusiasmo il benchmark londinese sfiora quota 51 dollari (+4%). Al Nymex il Wti guadagna il 4,15% a 47,4 dollari.
L'ottimismo di una rapida ripresa della domanda ha compensato il dato negativo di ieri delle scorte settimanali di petrolio Usa aumentate a sorpresa di 15,2 milioni di barili contro le aspettative del mercato che si attendeva un calo di 1,4 milioni. Martedì la Gran Bretagna ha iniziato le vaccinazioni mentre gli Stati Uniti potrebbero iniziarle questo fine settimana. Ieri il Canada ha approvato il suo vaccino spiegando che le prime dosi potrebbero essere consegnate a partire dalla prossima settimana. Insomma per gli investitori queste notizie rappresentano la fine del tunnel.
"Non capita tutti i giorni che il mercato ignori il dato sulle scorte settimanali di greggio statunitensi", ha affermato un analista di Rystad Energy. A far crescere i prezzi anche le preoccupazioni per un attacco a un giacimento petrolifero iracheno avvenuto ieri. Due pozzi sono stati danneggiati da un attacco in un piccolo campo ma la produzione complessiva del campo non è stata toccata.
Il petrolio si è ripreso dai minimi storici raggiunti ad aprile quando la pandemia ha ridotto ai minimi termini la domanda.L'intervento dell'Opec+ che ha tagliato, a partire da maggio, 9,7 milioni di barili al giorno ha fatto riprendere le quotazioni. All'inizio di questo mese l'organizzazione dei paesi produttori ha deciso un aumento dell'offerta di 500.000 barili al giorno a partire da gennaio, un incremento più graduale rispetto ai quasi 2 milioni di barili precedentemente concordato, il tutto per fornire ulteriore supporto al mercato.