(AGI) - Roma, 29 ott. - Per fronteggiare l’emergenza Covid, l’Inps ha gestito una mole impressionante di misure di sostegno che sono servite ad evitare che l’Italia scivolasse in una crisi socio-economica di enormi proporzioni.
Questa l’analisi del presidente dell’Inps Pasquale Tridico secondo cui la situazione scatenata dalla pandemia ha mostrato quanto l’intervento dello Stato sia necessario per garantire il benessere dei cittadini: gli strumenti di sostegno al reddito ed anche il blocco dei licenziamenti – ha detto - hanno impedito conseguenze ben più gravi sull’occupazione e quindi sull’economia.
Un’analisi condivisa dalla ministra del Lavoro Nunzia Catalfo: "La cassa Covid e il blocco dei licenziamenti hanno evitato un'emorragia occupazionale che avrebbe riguardato milioni di lavoratori e le cui conseguenze sarebbero state pesanti per il Sistema Paese” e anche secondo la Bce senza queste misure il tasso di disoccupazione avrebbe potuto raggiungere il 25%.
I provvedimenti di tutela del lavoro e sostegno alle imprese e alle famiglie adottati da marzo ad oggi dal ministero del lavoro, per affrontare l'emergenza – ha aggiunto Catalfo - ammontano a circa 50 miliardi di euro".
La cassa integrazione
Le misure gestite dall'Inps – ha spiegato Tridico - hanno coinvolto fino al 10 ottobre 14,26 milioni di persone, per una spesa stimata di 26,19 miliardi, evitando che circa 302 mila italiani finissero a rischio di povertà, riducendo la perdita di reddito netta del 55% a livello aggregato rispetto allo scenario controfattuale di assenza di intervento.
Da marzo ad agosto sono state autorizzate 2,8 miliardi di ore di Cig con causale Covid. Ad utilizzare la Cig sono state il 55% delle imprese e il 40% dei lavoratori, in prevalenza nei settori bloccati ma il 34% delle aziende vi ha fatto ricorso pur non avendo subito una riduzione di fatturato. Per questo, secondo Tridico, vanno previsti nuovi strumenti di verifica e controllo.
La Cig ha consentito di ridurre il costo lavoro per le imprese (58% in meno a marzo aprile e 33% in meno maggio-giungo) ma ha comportato per i lavoratori una perdita di salario di 300 euro mensili (22,5%) a marzo ed aprile e 220 euro (17%) a maggio e giugno.
Secondo Catalfo e Tridico vi è l’esigenza di un'organica riforma degli ammortizzatori sociali per semplificare il sistema e proteggere chi è in una situazione di bisogno.
Il reddito di cittadinanza e di emergenza
Necessaria anche per il presidente dell'Iinps, la riforma del reddito di cittadinanza, che ha ridotto la povertà ma non ha ancora raggiunto tutti. "Il reddito di cittadinanza in questa fase – ha fatto notare Catalfo - e' stato uno strumento indispensabile per la tenuta sociale del Paese".
Ad ottobre i fruitori del Rdc sono 1,4 milioni di nuclei familiari e 3,4 milioni di individui, con un importo mensile superiore a 500 euro. Il 60% di quanti non hanno visto accolta la domanda sono rientrati con il reddito di emergenza. I beneficiari del Rem da maggio ad agosto ammontano a 290.072 nuclei, per 697.748 individui, per un importo medio di 557,7 euro.
Sul fronte pensioni, il Rapporto Inps mostra che 5,1 milioni di italiani percepiscono un assegno inferiore ai 1.000 euro. L’importo medio dei pensionati Inps è di 1.586 euro, con forti le differenze territoriali (1.711 euro al centro-nord si scende a 1.410 euro al sud) e di genere (1.336 per le donne e 1.864 euro per gli uomini).
Le pensioni con quota 100
I pensionati con quota 100 sono 150 mila (su 229 mila domande), di cui il 72% nel privato e il 28% nel pubblico. Le donne sono circa un quarto del totale dei pensionati e raggiungono il 50%, equiparandosi ai maschi, nel settore pubblico. L’età media è di 63,8 anni.
Con Quota 100 e il blocco dell'aumento dell'aspettativa di vita per chi ha almeno 42 anni e 10 mesi di contributi, le pensioni anticipate rispetto all'eta' di vecchiaia sono state oltre 328.000, il numero piu' alto in assoluto dopo il 1997.
Il rapporto accende poi i riflettori sulla situazione delle donne, mostrando la penalizzazione salariale delle madri: se si comparano le carriere di quante hanno avuto un figlio con un gruppo di lavoratrici simili ma senza figli, a quindici anni dalla maternità i salari lordi annuali delle madri crescono di 5.700 euro in meno di quelli delle donne senza figli rispetto al periodo antecedente la nascita.
Le misure per le famiglie
L’incertezza lavorativa ha pesato pesantemente sulle donne: nel 2019 i benefici di maternità sono risultati 80.000 in meno del 2012. Secondo l’Inps è probabile che le lavoratrici con contratto a tutele crescenti dopo il 2015 siano meno propense a fare figli rispetto a coloro che avevano il contratto a tempo indeterminato prima del 2015.
A far sperare che qualcosa cambi è il dato sui congedi parentali: quelli usufruiti dai padri sono raddoppiati dal 2012 al 2018. Resta comunque abissale la distanza con quelli delle madri: oltre il milione e 800 mila contro meno di 334 mila.
L’Inps, infine, fa uno studio su contagi Covid che potrebbe essere rilevante anche per le scelte che il governo è chiamato a prendere nelle prossime settimane: nelle zone dei settori essenziali rimasti aperti vi sono stati circa 47.000 contagiati addizionali di Covid-19 registrati tra il 22 marzo ed il 4 maggio (un terzo di quelli complessivamente registrati nello stesso periodo) e ad un contestuale aumento di mortalità del 13%, pari a 13 mila decessi.