AGI - Prosegue il trend positivo della produzione industriale italiana ma per certificare una vera e propria ripresa saraà determinante vedere l'evolvere della pandemia nei prossimi mesi. E' in sintesi il commento rilasciato all'AGI dal professore Giuseppe Berta, docente di Storia economica all'Università Bocconi di Milano.
L'Istat ieri mattina ha diffuso i dati provvisori sulla produzione industriale che ad agosto aumenta del 7,7% rispetto a luglio, sulla base dei dati destagionalizzati, mentre diminuisce dello 0,3% rispetto ad agosto dell'anno scorso. Le rilevazioni dell'Istituto di statistica, spiega Berta, "confermano che l'estate ha visto un meccanismo di ripresa della produzione industriale italiana confermato dalle rilevazioni relative al mese agosto che hanno, sostanzialmente, certificato la tendenza di una certa ripresa dell'economia industriale che la riporta verso i valori di fine 2019, tendenzialmente".
Il trend ascendente continua anche se non è molto robusto
Il trend ascendente continua "anche se non è molto robusto perché si rileva un -0,3% rispetto all'agosto precedente, quando già le tendenze della produzione industriale non apparivano particolarmente solide", sottolinea l'economista.
Per valutare "bisogna attendere gli eventi dei prossimi tempi - aggiunge Berta - perché rischiamo una frenata complessiva della società oltre che dell'economia italiana che non potranno non produrre dei contraccolpi sugli andamenti economici".
Necessario ora "attendere la conferma di questi dati oppure la loro correzione relativamente agli andamenti di settembre e soprattutto di questo mese di ottobre che inizia in modo così travagliato e così contrastato per l'andamento del Coronavirus".
E in merito a possibili interventi del governo per sostenere questo andamento Berta spiega che "per fare una manovra di stimolo occorrerebbe sventare la minaccia di nuovi lockdown parziali, cosa che non siamo in grado di fare.
Una manovra di impulso deve poter contare su un quadro epidemiologico, e dunque anche sociale, assettato. Oggi purtroppo questo quadro assettato non c'è perché tanti segnali denotano un rapido deterioramento delle condizioni sanitarie nel nostro paese e soprattutto nel resto d'Europa. Questo certamente pregiudica la possibilità di impulsi e incentivi", conclude.