AGI - Ad agosto prosegue la crescita dell’occupazione già registrata a luglio, torna a calare il numero di persone in cerca di lavoro e continua la diminuzione dell’inattività. Lo rileva l'Istat sottolineando però che i livelli sono ancora inferiori a quelli di febbraio, prima dell'inizio della crisi e del lockdown innescati dal Covid.
Ad agosto +83.000 occupati ma -425.000 sull'anno
L’aumento dell’occupazione su base mensile (+0,4% pari a +83 mila unità) coinvolge uomini e donne, dipendenti, autonomi e tutte le classi d’età; è inoltre particolarmente intenso tra i minori di 35 anni (+1,0%, pari a +50mila unità). Nel complesso, il tasso di occupazione sale al 58,1% (+0,2 punti percentuali). Le ripetute flessioni congiunturali registrate tra marzo e giugno 2020 hanno determinato una rilevante contrazione dell’occupazione rispetto al mese di agosto 2019 (-1,8% pari a -425 mila unità), che coinvolge uomini e donne di qualsiasi età, dipendenti (-290 mila) e autonomi (-135 mila); unica eccezione sono gli over50, tra i quali gli occupati crescono di 153 mila unità esclusivamente per effetto della componente demografica. Il tasso di occupazione scende, in un anno, di 1 punto percentuale.
-350.000 occupati rispetto febbraio
Ad agosto il livello dell’occupazione è "ancora inferiore di oltre 350 mila unità rispetto a quello di febbraio 2020 e rimane più elevato sia il numero di persone in cerca di lavoro, di circa 70 mila unità, sia quello degli inattivi, di oltre 250 mila unità". Nel trimestre giugno-agosto 2020, il livello di occupazione è inferiore dello 0,2% a quello del trimestre precedente (marzo-maggio 2020), per un totale di -56 mila unità.
Disoccupazione in calo ma non tra i giovani
Il tasso di disoccupazione scende al 9,7% (-0,1 punti) ad agosto, ma tra i giovani sale al 32,1% (+0,3 punti).
Scende numero persone in cerca lavoro e inattivi
La diminuzione delle persone in cerca di lavoro (-0,9% pari a -23 mila unità) riguarda le donne e gli ultra 25enni, mentre tra gli uomini e i giovani di 15-24 anni i disoccupati aumentano. Il calo degli inattivi (-0,5% pari a -65 mila unità) coinvolge gli uomini e tutte le classi d’età ad eccezione dei 50-64enni. Il tasso di inattività scende al 35,5% (‑0,1 punti). nel trimestre crescono, invece, le persone in cerca di occupazione (+20,6% pari a +417 mila) e calano gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-2,7% pari a -386 mila unità). Nell’arco dei dodici mesi aumentano sia le persone in cerca di lavoro (+1,2%, pari a +28 mila unità), sia gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+2,3%, pari a +306 mila).
Prosegue recupero ore lavorate
Nonostante ad agosto 2020, come nei mesi precedenti, le ore pro capite effettivamente lavorate, calcolate sul complesso degli occupati, risultino inferiori a quelle del 2019, il divario continua a ridursi: il numero di ore lavorate settimanalmente nel mese di agosto, pari a 25,5, è solo di 0,6 ore inferiore a quello registrato ad agosto 2019 e si riduce a 0,4 ore per i dipendenti.
Crescono autonomi e occupati uomini
"L'identikit degli occupati che sono cresciuti in questo mese sembra essere quello dei giovani sotto i 35 anni maschi e dei lavoratori autonomi": è la lettura del presidente della Fondazione Adapt, Francesco Seghezzi, dei dati Istat relativi ad agosto che indicano la crescita dell'occupazione, la flessione delle persone in cerca di lavoro e la diminuzione dell'inattività.
In un'intervista all'AGI Seghezzi evidenzia che il fatto che "per il secondo mese di fila crescano gli occupati non e' una brutta notizia". Inoltre "crescono gli occupati uomini dopo che il mese scorso sono salite solo le occupate femmine. Si è un può riequilibrata la situazione. Il dato centrale e' che crescono quasi unicamente i lavoratori autonomi invece che quelli dipendenti come il mese scorso. Bisogna capire cosa significa, può significare tante cose".
A luglio, prosegue Seghezzi, "gli autonomi sono scesi molto, ora c'è stata una ripresa che ha pareggiato. Può essere che semplicemente c'è stato un ritorno ai numeri di prima o può essere che in questa fase di incertezza si sta ricominciando a lavorare con delle forme di rapporti di lavoro diverse che consentono più flessibilità alle imprese".
Bisogna capire, conclude Seghezzi, "nei prossimi mesi che lavori sono: se e' normale che siano autonomi o se è una formula per raggiungere maggiore flessibilità anche a fronte del fatto che continua a esserci il blocco dei licenziamenti".