AGI - Scatta domani il tour de force impostoci dal fisco. Tra i 187 versamenti (di cui 13 sono posticipi di pagamento dovuti a slittamenti provocati dal Covid) le 2 comunicazioni e i 3 adempimenti, sono ben 192 le scadenze che ci attendono. Una giornata campale che metterà a dura prova la tenuta finanziaria di tantissime imprese, soprattutto di piccola dimensione.
Entro il 30 settembre 270 scadenze
L'allarme è dell’Ufficio studi della Cgia, che tiene comunque a precisare: "Non è che i contribuenti saranno chiamati a onorarle tutte 192, tuttavia la giornata sarà molto impegnativa, soprattutto dal punto di vista economico. La quota da versare all’erario sarà molto impegnativa". A chiederci il conto - prosegue la Cgia - ci penseranno, in particolar modo, l’Iva, i contributi previdenziali l’Ires, l’Irap e il saldo/acconto Irpef (queste ultime per coloro i quali hanno optato per la rateizzazione), etc. Entro il prossimo 30 settembre saranno ben 270 le scadenze da onorare.
Tra i 187 pagamenti da fare entro domani, 13 sono quelli che sono stati sospesi in questi ultimi mesi a seguito della crisi sanitaria provocata dal Covid. Si ricorda che con il decreto di agosto (in fase di conversione di legge) è prevista una ulteriore parziale proroga per queste 13 scadenze secondo le seguenti modalità: il 50 per cento del dovuto si può versare in un’unica soluzione entro il 16 settembre o in 4 rate mensili di pari importo (di cui la prima il 16 di settembre); il restante 50 per cento del dovuto si può rateizzare al massimo in 24 rate mensili di pari importo, con il versamento della prima rata a partire dal 16 gennaio 2021.
"Il governo metta mano al sistema fiscale"
“E in attesa che dopo 20 anni di promesse arrivi finalmente una strutturale riduzione delle tasse e la tanto agognata semplificazione dei rapporti tra fisco e contribuente – dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo - domani l’erario ci chiede l’ennesima prova di fedeltà fiscale. Un appuntamento che gli italiani non mancheranno di onorare, anche se lo Stato continua a chiedere troppo e in cambio dà troppo poco, perché la qualità e quantità dei servizi resi sono mediamente insufficienti, soprattutto nei riguardi di coloro che ne hanno più bisogno, come il ceto medio e i piccoli imprenditori”.
Sulla stessa linea anche il segretario della Cgia Renato Mason: “Aspettando che arrivino i soldi del Recovery Fund, il Governo ha l’obbligo di mettere mano al sistema fiscale e renderlo più giusto ed equo. Solo con una tassazione a livello europeo possiamo porre le basi affinché il nostro settore produttivo possa confrontarsi ad armi pari con i concorrenti stranieri. Se, invece, l’esecutivo aspetterà ancora senza dare alcuna risposta, soprattutto alle Pmi, rischiamo di non farcela. Con troppe tasse questo Paese non ha un futuro, in particolar modo nel Mezzogiorno, dove la disoccupazione è molto elevata e le imprese in difficoltà hanno ormai raggiunto il livello di guardia”.