AGI - A luglio il debito delle Amministrazioni pubbliche è stato pari a 2.560,5 miliardi, in aumento di 29,9 miliardi rispetto al mese precedente. A evidenziarlo è la Banca d'Italia, che sottolinea anche la frenata delle entrate tributarie.
L'incremento del debito
"L’incremento riflette, oltre al fabbisogno del mese (7,9 miliardi), l’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro (23,3 miliardi, a 83,9); gli scarti e i premi all’emissione e al rimborso, la rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e la variazione del tasso di cambio hanno nel complesso ridotto il debito di 1,3 miliardi", spiega via Nazionale. Con riferimento alla ripartizione per sottosettori, il debito delle Amministrazioni centrali è aumentato di 29,6 miliardi, quello delle Amministrazioni locali di 0,3 miliardi. Il debito degli Enti di previdenza è rimasto pressoché invariato.
Rispetto al mese precedente, la vita media residua del debito è rimasta costante a 7,3 anni. La quota del debito detenuta dalla Banca d’Italia è aumentata di 0,5 punti percentuali, al 19,7 per cento; con riferimento ai soli titoli di Stato, la quota detenuta dalla Banca d’Italia è aumentata di 0,6 punti, al 23,2 per cento.
Le entrate tributarie
A luglio le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a 43,8 miliardi, in diminuzione del 5,7 per cento (-2,7 miliardi) rispetto allo stesso mese del 2019. "Nei primi sette mesi del 2020 le entrate tributarie sono state pari a 213,7 miliardi, in diminuzione del 9,4 per cento (-22,1 miliardi) rispetto al corrispondente periodo del 2019", spiega Bankitalia.