Crollano i contratti a termine, in conseguenza della crisi innescata dall'epidemia. Il numero di lavoratori con contratti di prestazione occasionale (cpo), si è attestato ad aprile si attesta intorno alle 4.000 unità (in forte diminuzione rispetto allo stesso mese del 2019); con un importo medio mensile lordo della remunerazione effettiva pari a 240 euro.
Secondo i dati diffusi dall'Inps, ad aprile 2020 sono andati perduti 499. mila contratti. Risultati significativamente negativi si registrano pure per gli intermittenti (-91.000), i somministrati (-133.000) e gli stagionali (-169.000).
L'unico aumento - 52.000 contratti, in crescita del 458% - è quello dei servizi di baby-sitting, grazie all'introduzione dell'articolo 23 del decreto "Cura Italia", il cui pagamento è effettuato con i titoli del libretto famiglia. In questo caso l'importo medio mensile lordo della loro remunerazione effettiva risulta pari a 491 euro.
Persi più di 1,7 milioni di di contratti
Nel primo quadrimestre del 2020 le cessazioni nel complesso sono state 1.701.000, in diminuzione rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, in particolare per i contratti a tempo indeterminato nel bimestre marzo-aprile (-47%) a seguito dell'introduzione, il 17 marzo, del divieto di licenziamento per ragioni economiche.
Il saldo annualizzato delle posizioni di lavoro, vale a dire la differenza tra i flussi di assunzioni e cessazioni negli ultimi dodici mesi, già in progressiva flessione nel corso della seconda metà del 2019, è divenuto negativo a febbraio (-29.000) ed è rapidamente aumentato a causa della caduta dell'attività produttiva conseguente all'emergenza sanitaria, passando a -279.000 a marzo e raggiungendo, a fine aprile, il valore di -610.000 posizioni di lavoro, rispetto al 30 aprile 2019.
Crollano anche le assunzioni attivate dai datori di lavoro privati nel primo quadrimestre dell'anno: sono state 1.493.000, con una contrazione "molto forte" rispetto allo stesso periodo del 2019 (-39%). Un calo particolarmente rilevante nel mese di aprile (-83%), ancor più del mese di marzo (-45%) a causa dell'obbligo di chiusura delle attività non essenziali e la caduta della produzione e dei consumi.